Il presidente Donald Trump, declassificando 2.800 file sull'assassinio di John Kennedy, è entrato in rotta di collisione con l'establishment. La CIA, i servizi di sicurezza interni ed i neoconservatori sono stati messi con le spalle al muro; Trump ha fatto sapere al mondo che l'oligarchia globalista non accetterà una politica isolazionista, mal sopportando un - doveroso - dialogo con la Federazione russa.
Trump si scontra con l'establishment
Donald Trump ha perso la prima battaglia contro l'establishment quando, messo sotto pressione dai neocon, ha costretto alle dimissioni il responsabile della sicurezza interna, Michael T.
Flynn. Il generale Flynn, il quale scrive per il canale Russia Today, propose una riforma radicale dei servizi d'intelligence che, sul modello di quanto fatto da Putin in Russia, sarebbero dovuti ritornare sotto il controllo politico. Già Kennedy, dopo aver licenziato Alan Dullas, pensò ad una simile misura per fermare il complesso militar-industriale. Come finì lo sappiamo tutti.
L'apertura dei file sulla strage di Dallas è una rivincita del neoeletto presidente sull'aristocrazia feudale USA. Il giornalismo investigativo pare dargli ragione: la Clinton, stando alle email desecretate, s'è rivelata un personaggio inaffidabile della vecchia politica neoliberista; il ''giovane'' Donald, come scrive Thierry Meyssan, non ha ancora fatto danni irreparabili.
Per un politico USA non è affatto poco.
L'oligarchia USA inquina l'informazione
Le accuse della Clinton contro Julian Assange e Wikileaks sono del tutto infondate; la Russia non può aver manomesso le blindatissime elezioni statunitensi ed, al contrario, proprio gli USA hanno interferito nei processi elettorali di moltissimi paesi.
Adesso la CIA rilancia la bufala che vorrebbe Adolf Hitler vivo, in Colombia, appena terminata la seconda guerra mondiale. Peccato che c'abbia pensato il giornalista Abel Basti, col libro intitolato ''sulle orme di Hitler'', a smontare il documento dell'intelligence statunitense: a pagina 224, della sua ricerca, compare in foto Philipp Citroen (l'uomo che lanciò l'allarme) in compagnia d'uno strano personaggio incredibilmente somigliante al dittatore tedesco.
I giornalisti a che gioco stanno giocando?
Trump sarebbe legato a centri di potere indefiniti ma, in questo momento, è sotto d'attacco. Nessuno potrebbe negarlo: l'aristocrazia feudale USA vuole destituirlo e rimpiazzarlo con un presidente privo di legami ''sociali'' col popolo votante, ma, soprattutto, con la classe operaia rovinata dal neoliberismo. I media, subalterni ai neo-conservatori, hanno rinunciato alla loro indipendenza schierandosi contro un presidente democraticamente eletto; tutto questo non è soltanto controproducente, ma pericolosissimo, mina - non a caso - la pace mondiale. La Clinton sta guidando la sovversione antidemocratica dell'oligarchia autoritaria? Molti analisti ritengono questa deduzione politica corretta.