In questi giorni non si fa che parlare di molestie e in considerazione della grande eco mediatica che sta avendo il caso Weinstein è anche normale che i grandi artisti, i grandi uomini e le grandi donne dello spettacolo che influenzano un pubblico di ascoltatori vastissimo e mai sazio di pettegolezzi e opinioni voglia dire la sua. Spesso si finisce nella banalità più insopportabile e molti hanno deciso di strumentalizzare una tematica importante quale può essere l'abuso e l'omertà dietro la molestia in una moltitudine di ambienti tristemente numerosi e spaventosamente vicini, solo per avere la possibilità, con loro grande gioia e soddisfazione, di trattare un argomento che banale non è, ma è senz'altro facile da banalizzare.
Il problema alla base della radice stessa di una questione che appare insolvibile e dinnanzi alla quale l'invincibile società occidentale che è l'unica che abbiamo, s'arrende un po' colpevole e un po' ammiccante ad una visione della donna da fiera del quarto bue esposto e ben presentato per la sola acquolina dello spettatore-fruitore, è che l'Occidente ha perso per strada il più grande dono che l'uomo ha fatto a sé stesso: il rispetto reciproco e un po' meno banalmente la strada per raggiungerlo. Per una più completa visione d'insieme, Partiremo da un commento fatto da Monica Bellucci che al Messaggero parla delle sue esperienze passate su un argomento che coinvolge tutti, quanto meno tutti coloro che non intendono ignorare un problema come quelle delle molestie.
La parola alla Bellucci
La forza di un resoconto interessante quanto può essere quello fatto da una diva come la Belluci ha un potere tutto suo. Ma ciò che più sorprende è che l'attrice abbia avuto l'intelligenza e il coraggio di capire che il modo migliore, di certo più diretto di lanciare un inno giustissimo alla denuncia, l'arma più potente che le persone hanno in dotazione in molti casi, è proprio denunciando.
All'inizio della sua carriera anche lei aveva subito delle molestie che l'hanno immunizzato dandole la capacità di comprendere la pericolosità oltre che l'inaccettabilità di molte situazione e l'hanno spinta a combattere. Un simile atteggiamento nei confronti della vita e delle persone è un atteggiamento che non accetta compromessi di sorta.
Ed è lungimirante, oltre che onesto e nobile, nel mondo della moda, come in quello dello spettacolo, della musica, dell'editoria e purtroppo, perfino della vita di tutti i giorni. Monica Bellucci ha fatto bene a sostenere che le donne che arrivano a trovarsi in situazioni simili devono trovare il coraggio di denunciare. Bellissimo il caso piuttosto recente di una ragazza che ha trovato il coraggio di farlo. La giovane 28enne ha registrato il ginecologo che l'aveva in cura e le chiedeva favori sessuali, nello specifico si parla di un rapporto orale, per le cure che sono andate a buon fine. Il medico è stato allontanato dall'ospedale dal quale lavorava.
Non riguarda solo gli altri
Non riguarda solo gli altri per svariate ragioni.
Non può riguardare solo le altre donne fino al momento in cui non si subisce una molestia verbale o fisica. Sarebbe come tentare di curare una malattia in stato avanzato, un tumore che ha buone possibilità di espandersi e di coinvolgere coloro che decidono di ignorarlo. E dal momento che denunciare è difficile, anche quelle persone che sono a noi vicine potrebbero aver subito dei comportamenti inopportuni di cui non hanno il coraggio di parlare. Ma la questione non riguarda solo coloro che hanno maggiori possibilità di ritrovarsi in situazioni da incubo come prospettate. La medesima inciviltà alla base delle molestie sessuali è anche alla base di qualunque altra scorrettezza grande e piccola, capace di coinvolgere perfino coloro che tendenzialmente si sentono al sicuro e invulnerabili.
Cambiare i presupposti culturali di una civiltà
Le donne che subiscono devono parlare, ma gli altri devono imparare ad ascoltare. E l'ascolto deve essere continuo. Alle soglie di questo nuovo millennio, l'umanità deve scegliere cosa diventare. E' possibile optare per la strada dell'indolenza emotiva o per quella della solidarietà. Quest'ultima non ci consentirà di ignorare il prossimo, ma ci darà il diritto di chiedere a nostra volta di essere ascoltati. Allora l'impegno sarà di tutti, sinergico e su ogni fronte. L'intrattenimento proprio come l'informazione dovrà assumersi le proprie responsabilità. Ma articoli come questo hanno senso nel momento stesso in cui la gente sente lo stimolo di informarsi e non sono del caso specifico di cronaca nera che sfocia nell'irreparabile.
E' una forma di civiltà piangere le vittime, ma buona parte dell'interesse che ogni giorno abbiamo il tempo e la voglia di mostrare nei confronti del mondo che ci circonda dovrebbe essere proiettato sulle parti centrali del processo, non quando è giunto al capolinea che quasi sembra inevitabile, ma quando è in atto. Si dice che la polizia spesso si muova solo se c'è il morto e non è quello che dovrebbe fare il lettore o lo spettatore nella vita di tutti i giorni. Guardare ad una situazione articolata con l'attenzione matura di un vero osservatore avrebbe salvato molte vite spezzate dalla paura e dall'ignoranza. E allora saremo parte attiva di un processo di civilizzazione che dovrà partire dalle scuole e dall'educazione domestica di coloro che potenzialmente subiscono e coloro che potenzialmente danneggiano.