Le origini del fenomeno migratorio in Italia, risalgono al secolo scorso, quando, finita la prima Guerra Mondiale, un grande numero di italiani salpò ognuno in cerca della propria “America” verso le coste orientali degli Stati Uniti d’America e non solo.

L'Italia ed il fenomeno migratorio

Senza internet, la possibilità di usare attrezzature GPS o mappe satellitari, il viaggio di molti italiani era insidioso e incerto. Gli unici mezzi di comunicazione presenti durante gli anni ’20 del 1900 erano infatti la radio, i quotidiani ed il passa parola di qualcuno che era riuscito ad arrivare in America trovando prosperità e benessere.

Ma tutto ciò bastava per rischiare quel lungo viaggio in oceano aperto. Oggi, mentre l’America impone delle restrizioni storiche per l’accesso ed il soggiorno in USA, il baricentro migratorio si è spostato nel cuore del Mediterraneo.

Le analogie con il flusso migratorio descritto prima ed i barconi stracolmi di persone - che partono dalle coste libiche o egiziane per arrivare in Europa - sono legate in primis al contesto geopolitico. Infatti, una grande quantità di persone sta emigrando da un continente all’altro, in particolare, dall’Africa verso l’Europa. Anche in questo caso, a ricevere il flusso migratorio è una Unione di Stati, l’Unione Europea, ed anche in questo caso, molti immigrati africani che arrivano in Italia vorrebbero continuare il percorso migratorio in Europa, magari verso il Far West.

Ma questa volta il movimento di soggetti clandestini in Europa si scontra con la macchina burocratica messa in piedi da Dublino III e le sue restrizioni per la circolazione di soggetti cui ingresso in UE fosse stato segnalato come irregolare. I dati del Ministero dell’Interno aggiornati al 20 novembre del 2017 registrano un numero totale di arrivi che solo per l’anno corrente ha toccato quota 114.606 persone che sono arrivate in Italia anche in cerca di protezione internazionale o per chiedere rifugio politico.

Tra il 2014 ed il 2017 invece, il numero totale di uomini, donne e bambini che ha raggiunto l’Italia clandestinamente è pari a 65.811 persone.

Di questi, al 2017 i migranti che hanno chiesto una Relocation sono 13.622 di cui più di 10.000 sono già stati ricollocati in un paese europeo terzo.Anche in questo caso si può rilevare che Il flusso migratorio sia legato ad i mass media ed in modo particolare alla diffusione di internet, strumento tramite il quale, si ha la possibilità di accedere ad immagini e stereotipi del vecchio continente ma, spesso, la prima impressione non è quella sognata e sperata al momento della partenza.

Purtroppo, nonostante le coste meridionali dell’Europa siano ricche di storia e turismo, gli africani che decidono di emigrare in Europa sono sottoposti a delle procedure che, nel rispetto delle convenzioni europee ed internazionali sui Diritti Fondamentali, rischiano di allungare le tempistiche di integrazione o di relocation. Ma questo, i mass media ed internet non lo dicono e purtroppo la categoria più svantaggiata resta quella degli adolescenti in cerca di speranza e fortuna dall’altra parte del Mar Mediterraneo.

Il fenomeno dei Minori Stranieri non Accompagnati in Italia

I MSNA ovvero i Minori Stranieri non Accompagnati sono una categoria molto delicata di soggetti immigrati in quanto non solo risultano minori di diciotto anni, ma si trovano sul territorio italiano privi di familiari entro il quarto in grado, spesso senza documenti di riconoscimento e con storie di immigrazione durissime alle spalle.Per realizzare la reale portata del fenomeno si noti che il numero di MSNA in ingresso è più che raddoppiato da agosto 2015 fino a toccare quota 18.486 alla fine di agosto 2017.

Oggi, più di 16.000 minori hanno necessità di cure mediche, vitto e alloggio, una educazione, un lavoro.I 18.486 MSNA presenti in Italia, sono collocati presso le oltre 2.039 strutture di prima e seconda accoglienza presenti sul territorio nazionale, delle quali il 24,9% risultano domiciliate in Sicilia; il 9,2% in Campania; 7,1% in Calabria; 6,9% in Puglia; ed infine nel Lazio il 6,8%.Quindi, il 54,9% strutture di ricezione di minorenni extracomunitari è domiciliato nel centro-sud Italia, secondo quanto pubblicato dall’area immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali1.Stando alle fonti di strutture di accoglienza o testimonianze dirette di adolescenti africani arrivati in Italia, per la maggior parte di loro, il motivo all’origine della migrazione risulta nella quasi totalità dei casi legato alla ricerca di un lavoro, con il sogno di poter aiutare i propri cari rimasti a casa.

La difficile ripresa economica di alcuni paesi africani, influenzata dai mass media e dalla cronaca nera locale, non lascia intravedere ai MSNA margini di crescita e prosperità nel proprio paese di origine. Quindi, il messaggio proveniente dai mass media europei, essendo più rassicurante, lascia presagire margini di sviluppo più gratificanti.Le strutture di accoglienza italiane sono utilizzate nella gestione di diversi progetti di accoglienza e convenzionate con i servizi sociali del comune di riferimento per mettere a disposizione del minore tutte le condizioni di prima necessità stabilite anche dalle convenzioni europee ed internazionali. Molti MSNA arrivati di recente in Italia, grazie alla comunicazione tramite social network, sono già a conoscenza di queste possibilità, ed arrivano con progetti ben precisi, si pensi al caso degli minori albanesi in Italia che contano una altissima concentrazione in Toscana ed Emilia Romagna.

I MNSA irreperibili in Italia, perché il minore continua a cercare rifugio altrove

Secondo il VI Rapporto 2016, CITTALIA - Fondazione ANCI Ricerche ha predisposto una “analisi longitudinale a guida dei percorsi futuri” dove si elencano anche i principali processi di integrazione predisposti dalle strutture ricettive che in media costano 50.000 € per Comune all’anno. Tra queste troviamo alfabetizzazione/insegnamento di base della lingua italiana con un 11,1%; attività a sostegno dell’integrazione (sportivo ricreative) con un 9,9%; inserimento scolastico/scuola dell’obbligo con 9,7%; la formazione professionale è invece stata utilizzata per il 7,7% del totale; inserimento lavorativo al 4,2%; ed infine un apprendistato con il 3,6%.

Queste attività di integrazione, sommate, rappresentano il 46,2% del totale degli sforzi finanziari sopportati dai comuni durante il biennio 2014-2015.Tuttavia, poco meno del 45% dei Comuni che ospitano MSNA sul proprio territorio hanno finanziato fino a 50.000€, mentre il 12,5% ha dovuto sopportare spese tra i 50.000 ed i 100.000 € annui per l’integrazione dei MSNA. Il restante 42,5% dei comuni ha speso tra i 100.000 € ed il milione di euro. La concentrazione più rilevante di comuni che hanno speso sopra il centinaio di migliaia di euro è concentrata nel Nord della penisola. Spesso questa sproporzione negli investimenti per sostenere l’integrazione degli adolescenti extracomunitari in Italia è dovuta alla effettiva capacità dei Servizi Sociali di muoversi sul proprio territorio di competenza.

Quindi, al nord meno strutture ma più investimenti per inclusione, soggiorno e formazione; mentre al sud si registra un numero maggiore di strutture di accoglienza ma in generale meno inclusione.Oggi come durante le migrazioni degli anni ’20 le minoranze di migranti tendono a creare spazi di interazione molto concreti e puntati al reciproco sostegno. Con l’arrivo dei social network moderni questo processo è stato notevolmente accelerato, dando anche ai minorenni la possibilità, legittima, di comunicare con la comunità della propria nazione di origine, che ormai si è integrata in Italia.Proprio il passaparola digitale potrebbe essere una delle tante variabili all’origine del continuo spostamento dei MSNA sul territorio nazionale.

Sempre secondo i dati forniti dalla Direzione Generale dell’Immigrazione, i minori stranieri non accompagnati che al 30 settembre del 2017 risultavano irreperibili sono 5.463 di cui il 16,4% di origine somala, il 15,3% di origine eritrea ed il 15,2% di origine egiziana. Solo nella Regione Lazio su 523 MSNA irreperibili, 230, ovvero poco meno della metà risultano di origine egiziana. A sostegno della tesi avanzata si noti come la comunità egiziana a Roma e a Milano, per esempio, ricompra un peso reale ed effettivo sulla economia locale. Di questi 523 MSNA irreperibili, 463 risultano allontanati da strutture domiciliate a Roma.Risulta evidente come un adolescente che si trova in una nazione straniera, spesso senza regolari documenti per il soggiorno, sia portato a stare con la propria comunità di origine.Quindi se da una parte si potrebbe ammettere la possibilità che lo stereotipo dell’inclusione sociale in Italia sia fuorviante, dall’altra parte è innegabile lo sforzo economico, umano e solidale che l’Italia è sempre disposta ad offrire a tutele di minoranze svantaggiate presenti sul proprio territorio.Tuttavia tra le due fasi, quella dell’arrivo in Italia e quella della effettiva integrazione c’è un altro mare da attraversare, ma tutto questo i migranti non lo sanno.