Presentato durante la 35esima edizione del Torino Film Festival nella categoria After Hours, The Cured di David Freyne è un film horror dai tratti realistici che parla dei letali effetti scaturiti a seguito di un'epidemia zombesca.
Trama
Il mondo intero è rimasto sconvolto dalla diffusione del virus Maze che ha trasformato le persone in feroci cannibali assetati di sangue, simili a degli zombie ma ancora integri fisicamente. La situazione è stata sedata in vari paesi ma l'Irlanda continua a essere teatro di pericoli. La cura trovata ha permesso a molte persone di riassumere il pieno il controllo delle loro vite ma la società in cui vivono fatica ad accettarli e reintegrarli per via degli omicidi che indirettamente hanno commesso.
Pur avendo sconfitto l'infezione, le persone guarite conservano nella loro mente i ricordi di quanto successo e ciò impedisce loro di conciliare una vita serena e priva di traumi. Una piccola fetta dei malati si è invece rivelata resistente alla cura e di conseguenza è stata internata in un laboratorio scientifico. Il giovane Senan, rimasto infetto e successivamente guarito, viene accolto nella casa di sua cognata Abbie dopo che il marito è stato brutalmente ucciso durante l'epidemia. La vita del ragazzo, già scossa dai ricordi che conserva di quel periodo, viene di continuo tormentata dalle incessanti richieste di Conor, un ex infetto proclamatosi capo-branco dei guariti, di prendere parte ad una rivolta nei confronti dell'ostile società che li ha confinati in una situazione di apartheid.
Recensione
Attingendo a piene mani dal cinema del compianto George Romero, il talentuoso David Freyne realizza un film politico fino al midollo apportando alcune innovazioni narrative che ribaltano quanto visto fino ad ora. Se in Romero la componente sociale dei film vedeva lo zombie come vittima inerme della crudeltà umana, e quindi l'ambivalenza tra uomo e mostro risultava ambigua ma netta, in 'The Cured' viene introdotta una nuova categoria, i guariti, situata a cavallo tra un polo e l'altro e perciò priva di identificazione/appartenenza sociale.
Essi sono persone sane, tornate alla normalità ma trattate con sprezzo da chi gli sta intorno ed emarginate a causa della loro "diversità". Il film di Freyne analizza a fondo le tematiche della diversità e dell'emarginazione attraverso una lettura critica, e orrorifica, di una società che si considera all'avanguardia ma che teme tutto ciò che non conosce e che di conseguenza non può capire.
I guariti, vittime sacrificali del film, sono la perfetta ambivalenza tra bene e male. Da un lato soffrono l'ingiusta(?) ghettizzazione della loro "specie", giudicati per colpe che in realtà non hanno propriamente commesso, mentre dall'altro lato la loro rabbia li trasforma nei carnefici che essi stessi cercano di combattere.
Oltre alla componente politica, che padroneggia l'opera di Freyne, trovano ampio spazio numerosi aspetti legati alla morale umana come l'egoismo di chi combatte una causa per il solo tornaconto personale o l'impossibilità del perdono. Il regista analizza a fondo scelte e comportamenti dei personaggi senza assumere una ferrea presa di posizione ma lasciando allo spettatore l'arduo compito di decidere cosa sia corretto o scorretto, morale o amorale.
Non vi è un'accusa diretta ma una profonda riflessione su cosa possa significare dover fare delle scelte trovandosi in situazioni di completa instabilità mentale. Senan è tormentato da un inconfessabile segreto che distruggerebbe per sempre l'unico legame che lo tiene ancorato al mondo, quello con Abbie e il nipote, e teme perciò di non poter essere perdonato. La causa di Conor, apparentemente giusta e sensata, sfocia in una carneficina senza precedenti ribaltando completamente il senso delle sue azioni. Ma in questo calderone di disperazione e sconforto, lo struggente epilogo del film sembra dare un flebile spiraglio di speranza per tutto il genere umano, malati compresi. Il caos esistenziale in cui gravitano umani, infetti e guariti sembra ritrovare un equilibrio attraverso un'importante decisione presa da Senan, probabilmente il personaggio più umano della storia, che con un piccolo gesto dimostra quanto ancora ci sia del bene tra gli uomini e che questo non deve essere sprecato.