Un principe libero? Oppure un ragazzo della borghesia genovese un po' guascone, che scopre di essere bravo a suonare la chitarra, e così raggiunge il successo mantenendo quel tanto di originalità da non confondersi con la massa? La fiction proposta qualche giorno fa da RaiUno merita qualche commento più approfondito soprattutto in virtù della vasta audience raggiunta, che testimonia un affetto vero da parte del pubblico che riconosce in lui un autore capace di parlare al cuore di persone di ogni età.

Al di là dei meriti di uno spettacolo assolutamente godibile, anche per merito di interpreti assolutamente all'altezza a partire dal bravo Luca Marinelli, vale la pena prendere un po' di distanza dalle polemiche che si sono alzate subito dopo la messa in onda, per provare a capire che cosa ci lascia questo sceneggiato.

Soprattutto per rispondere a una domanda di fondo: dopo due sere passate davanti alla televisione, riusciamo a cogliere le ragioni del suo successo, e del perché i miei figli adolescenti ancora oggi vanno a scuola sentendo le sue canzoni?

"Senza pretesa di voler strafare" (per citare Faber, un po' fuori contesto...), e senza pretendere di scrivere un trattato di sociologia, credo che sia importante capire che cosa De André ha raccontato e continua a raccontare anche dopo decenni con le sue canzoni.

Il mondo degli ultimi

Forse sarà questa la cosa che rimarrà delle canzoni come 'Amico Fragile' ma anche in tutta la saga dei 'perdenti' di Spoon River che oggi come cento anni fa continuano a dormire sulla collina; o la delicata elegia di 'Preghiera in gennaio'.

Ed assieme a questo, un'attenzione costante alla figura di Gesù Cristo, che non si risolve in una battuta. “Stai scrivendo: un disco su Dio?” “No, su Cristo” “E se gli togli Dio che resta?” “Quel che era: un anarchico pieno di difetti” coglie un aspetto solo, forse il più provocatorio. Nella 'Buona novella' c'è anche parecchio altro, oltre l'anarchia l'umanità profonda, il dolore, la vita dei personaggi dei Vangeli; e forse uno spicchio di Mistero di un uomo di cui, dice Faber, 'non voglio pensarti Figlio di Dio, ma figlio dell'uomo, fratello anche mio'.

Beninteso, non si tratta di 'arruolare' nessuno, e men che meno il grande Faber, e non so neanche se a lui sarebbe piaciuto Papa Francesco. Ma posso immaginare che al Papa delle periferie, che pensa alla chiesa come ad un ospedale da campo molte canzoni che parlano dell'umanità ferita e dimenticata non potrebbero che piacere: i 'Miché', i poveri di 'Via della croce'...

E sentiamo nostro il saluto di don Gallo: "Caro Faber, tu parli all’uomo amando l’uomo, perché stringi la mano al cuore e risvegli il dubbio che Dio esiste. Grazie."

In direzione ostinata e contraria

Comunque la si pensi in materia di religione, ci rimangono le contraddizioni di una persona vera che ha saputo raccontare la vita di un mondo ruvido e qualche volta disturbante in modo poetico e lieve (credits: PP). E il mondo è così: ruvido, disturbante, ma in qualche modo nutrito dalla speranza nei nostri simili che, come Marinella, tornano persone grazie a una ballata. E per la loro umanità le ricordiamo.

La libertà di un principe si misura anche in questo: rompe gli schemi e non siamo sempre d'accordo con lui.

Ma siamo sempre certi da che parte stia: per la storia è spesso la parte sbagliata, ma è quella dove si misura l'essenziale della dignità profonda di ognuno, del desiderio di giustizia, di un mondo che accoglie e rispetta tutti. E non sempre questo viene capito... almeno a sentire qualche dichiarazione che ha accompagnato queste giornate...

Ci ritorna tutto questo, da uno sceneggiato TV? Non lo so, e forse è anche difficile rendere questa complessità in due puntate di fiction. Testimonia comunque che c'è spazio per pensarci uomini e fratelli, anche in questo mondo; ma che per farlo c'è bisogno di essere liberi. E ci sta bene se un po' di tutto questo passa per una TV che tenta un'operazione interessante, e pur non centrando pienamente il bersaglio ci fa riflettere sul nostro posto nel mondo.

"per chi viaggia in direzione ostinata e contraria

con suo marchio speciale di speciale disperazione

e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi

per consegnare alla morte una goccia di splendore, di umanità, di verità."