Tema di indiscussa attualità è la questione relativa al Reddito di cittadinanza, misura proposta dal Movimento 5 Stelle come soluzione per contrastare la povertà. Ma, tra polemiche e promesse, tenendo conto della non trascurabile contingenza politica (non c’è ancora, di fatto, un governo), quanto è attuabile la norma sul reddito di cittadinanza? E che peso avrebbe a livello nazionale, anche in virtù delle innegabili divisioni socio-economiche interne, tale misura? E, ancora, su che parametri si porrebbe la questione della temporaneità, dal momento che, a scanso di equivoci, non può certo essere intesa come una rendita a vita?

Vale forse la pena approfondire la questione, in realtà ancora poco chiara persino nelle intenzioni, anche attraverso l’esempio di un fortunato modello sperimentale.

Assistenzialismo o misura preventiva?

Nel divario nord-sud, ogni tentativo di arginare un problema, si ripercuote più o meno negativamente sull’una o l’altra dimensione. A maggior ragione quando si tratta di faccende lavorative, ampiamente dibattute e perennemente oggetto di controversie politiche e relativi propositi sostanzialmente poveri di azioni risolutive.

In quest’ottica, la necessità di colmare una grave carenza nelle aree in cui la crisi ha seriamente segnato una fetta di popolazione, rischierebbe di danneggiare i connazionali economicamente meno sfortunati, deprivandoli di una parte dei loro stipendi per rimpolpare laddove serva.

Una coperta troppo corta, insomma, che lascerebbe in ogni caso una metà scoperta e insoddisfatta. Si renderebbe infatti necessaria, verosimilmente, una tassazione straordinaria che consenta di mantenere l’equilibrio. Un equilibrio comunque precario, poiché suscettibile di marcare ulteriormente il solco tra nord e sud del Paese.

Non meno importante il problema dell’interpretazione del sussidio. Emblematici, in questo senso, i numerosi casi, registrati in Sicilia e, più in generale, nelle regioni del sud Italia, in cui le incursioni ai Caf si traducono in una visione distorta del senso del dovere. I titolari hanno spesso riferito di nuclei familiari con figli a carico e redditi al di sotto della soglia, in cui, a conti fatti, converrebbe lasciare il lavoro per beneficiare del Reddito di Cittadinanza.

A tal proposito, val la pena ricordare che il sussidio in questione non è affatto incondizionato, ma esistono dei requisiti e dei presupposti per potervi accedere.

Un modello sperimentale di reddito universale in Finlandia

A parte il caso unico mondiale dell’Alaska, esiste un modello nazionale a cui far riferimento nell’attuazione del reddito di cittadinanza. Si tratta della Finlandia, dove è stato introdotto, attraverso un esperimento sociale, nel dicembre del 2016. Il test, teorizzato e messo in pratica da un governo liberale di centro-destra, prevede la selezione di un campione di duemila persone, disoccupate, di età compresa tra i 25 e i 58 anni, a cui, per un biennio, sarà corrisposto un versamento su conto corrente di 560 euro mensili.

Lo Stato ha provveduto a far recapitare una lettera ai fortunati prescelti, in cui venivano avvisati del fatto che, se nel frattempo avessero trovato un lavoro, tanto “meglio per voi perché nessuno vi toglierà i 560 euro, li incasserete comunque”.

Lungi dal far desistere i finlandesi dal cercare un’occupazione, l’ulteriore rendita è anzi servita da stimolo e da incentivo ad inventarsi un’attività e mettersi, magari, in proprio, attingendo al reddito come somma da investire, piuttosto che pretesto per restarsene a casa. I risultati di tale esperimento verranno comunicati solo allo scadere dei due anni, dunque a fine 2018. Nel frattempo, i nominativi dei duemila “partecipanti” rimangono segreti, proprio per non intralciare il corretto avanzamento dell’esperimento.

Tuttavia, sul web circolano delle interessanti interviste a qualcuno dei beneficiari. Come, ad esempio, il caso di Jarvinen, marito e padre di sei figli, il quale intervistato da “Vice”, confessa che, in Finlandia, “per vivere con 560 euro al mese devi essere un mago”, considerato il costo della vita. Cosa ne ha fatto, quindi, di quei soldi? Li ha adoperati per procurarsi i materiali necessari a costruire dei tamburi capaci di provocare stati di trance, che vende a 400 euro l’uno.

Caso di interesse mondiale

Tra polemiche e apprezzamenti, la questione ha suscitato curiosità ed interesse in tutta Europa, e non solo. Ha avuto una notevole risonanza anche in Silicon Valley, presso i grandi della digital economy, come Bill Gates e Mark Zuckerberg, da tempo favorevoli all’iniziativa che si porrebbe come strumento utile a limitare le disuguaglianze che le nuove tecnologie hanno inevitabilmente causato nella società occidentale.