Non ci sono processi, aule di tribunale, interrogatori, faldoni da riempire, nel carcere di Taranto dove sono rinchiuse madre e figlia, Cosima Serrano e Sabrina Misseri, ritenute colpevoli per l'omicidio della povera Sarah Scazzi. Rimane solo il silenzio delle celle e del cortile della prigione, appena intraviste attraverso l'occhio delle telecamere di Storie Maledette, la trasmissione condotta da Franca Leosini, magistralmente, tanto da far scomparire traccia della forzata detenzione delle due donne, che parlano con l'aria di essere da una psicologa: Cosima tranquilla e quasi "fiera", la figlia Sabrina con gli occhi lucidi, tra un pianto ed un sorriso, poco convincente quando afferma la sua estraneità al delitto.
Sarah era la mascotte del gruppo
Sarah viene raccontata dalla cugina come una ragazzina fragile, che non aveva riferimenti maschili, dato che il padre ed il fratello non erano in paese, e non vivevano accanto a lei. Aveva solo 15 anni, era sempre con la famiglia Misseri, oppure con Sabrina quando lei usciva con gli amici. Gli altri erano più grandi di lei, anche Ivano, anche l'Ivano conteso, quel ragazzo che brilla nello sguardo di Sabrina, da cui sfocia ancora tutto il suo amore per lui. Forse la cuginetta se n'era un pochino invaghita, oppure era soltanto un capriccio di una ragazzina, lo scrive anche lei sul suo diario, 'non so cosa provo per lui'. Era carina Sarah, dolce, aveva bisogno di coccole, dice Sabrina.
Quelle coccole che Sabrina avrebbe voluto solo per lei. 'Era la mascotte del gruppo. Come potevo esserne gelosa?'.
Una rivelazione la madre Cosima
Cosima invece non tradisce turbamento alcuno, risponde serena, 'certo che sapevo di Ivano', e poi chiede inaspettatamente alla Leosini: 'Ma lei lo sa quante ragazze madri ci sono ad avetrana?
Quante mamme crescono i nipoti?' Quasi a dire mia figlia quella sera è stata furba, non è stato Ivano a tirarsi indietro, è stata lei, perché lui non aveva il contraccettivo. Demolendo così la tesi della beffa, dell'umiliazione subita da Sabrina, quando Ivano, come confidato all'amica Mariangela, l'aveva fatta rivestire ed aveva interrotto a metà quell'incontro amoroso.
Cosima non è quella delle fotografie sui giornali, della televisione, "Non voglio essere schiava della tinta per capelli" risponde a Franca Leosini che tira fuori nella sua intervista una donna al passo coi tempi, giustificando i suoi capelli bianchi, che non la assolvono dall'essere una madre complice, e una moglie padrona.
Le due donne sono colpevoli
Se qualche dubbio poteva esserci, e non sta a noi spettatori il giudizio, sicuramente questi colloqui fuori aula, ci hanno aiutato a capire che la legge ha fatto il suo dovere, fermo restando il fatto che soltanto loro, madre e figlia, sanno come veramente sono andate le cose, e perché una ragazzina di 15 anni dovesse essere messa fuori gioco, tolta dal suo futuro, dalla loro casa e da quel gruppo dove lei spiccava, giovane, carina, bisognosa d'affetto.
Troppo presente nelle vite di questa famiglia. Troppo vicina ad Ivano, che se non doveva essere di Sabrina, non doveva neanche perder tempo con la cugina. Ergastolo per questo assassinio. Fine corsa per Sarah Scazzi, colpevole soltanto di ingenuità, e di avere avuto i parenti sbagliati.