Il modo di fare, di agire, di pensare di una persona, sono figli dell’educazione che ha ricevuto, educazione che riunisce famiglia ed insegnanti; l’educazione, per dire la verità, nasce dalla famiglia, ma necessariamente viene filtrata dalla scuola, quindi dall’esterno e in uno specifico contesto sociale. Favorire una giusta crescita non significa solo assecondare tutto quel potenziale che si ha giornalmente davanti agli occhi rispettando la sua natura, le sue qualità, “valorizzare” significa anche trasferire continuamente valori, dare un’alternativa di scelta, praticamente libertà, mantenendosi inoltre neutrali rispetto le proprie paure.

Proprio queste ultime spesso ci offrono l’occasione di sbagliare nell’educazione, capitolando in quelli che in realtà sono disvalori, in una società che non ci esime dal dovere di un progredire sociale nel giusto, anche attraverso l’educazione dei nostri figli. Trasferire disvalori spesso può portare ad un modo errato di concepire la relazione, realizzando prima di tutto uno squilibrio del modo di intendere sé stessi, l’io, in rapporto con gli altri; questo aspetto si manifesta con più sfaccettature, realizzando risultati in comportamenti talvolta socialmente pericolosi, come ad esempio il bullismo. Nel bullo esiste una componente forse anche più forte della violenza, la cattiveria, il denigrare l’altro usando la sua debolezza per sentirsi forte; è proprio così: i bulli costruiscono il loro senso di potere sulla debolezza creata negli altri e lo fanno perché sono loro stessi deboli, sono persone che hanno sviluppato un modo di pensare aggressivo, concentrate sui propri bisogni, disinteressati alla dignità di chi gli sta attorno e per tutelarsi utilizzano ogni mezzo disponibile, anche se illecito e distruttivo nei confronti degli altri.

E mietono vittime, non solo fra i propri coetanei, ma tra chiunque si convincano di poter indebolire con il proprio comportamento, anche se questo è un professore. Non esiste formula matematica per stabilire in assoluto se la colpa di un fallimento educativo dipenda più dalla famiglia, piuttosto che dalla scuola o dal contesto sociale; certo è che, piuttosto che tanti “si”, dovremmo pronunciare più spesso dei sacrosanti “no”.

Vanno affrontate misure risolutive sia nei confronti del bullo che per chi ne è vittima.

YouPol, un'applicazione a supporto di minori e adulti

La tempestività nel denunciare atti di bullismo gioca un ruolo fondamentale; la Polizia di Stato ha creato un’applicazione, youpol, a supporto di giovani e adulti, che consente la segnalazione di episodi di bullismo di cui si è testimoni diretti o di cui si è ricevuta notizia immediata tramite ad esempio i social.

Prima di arrivare a questo però, non dimentichiamo mai che quando quei piccoli fagottini nascono, nella loro fragilità sono talmente tanto forti da rubarci proprio tutto: attenzioni, tempo e tutta quella tenerezza e quel bene che mal utilizzati li rovineranno.