Su una cosa fondamentale i Cinquestelle hanno sottovalutato il Paese e la politica: la mediazione. I militanti e gran parte degli eletti (oltre che la maggioranza di quei tanti elettori che hanno pensato di potersi fidare di donne e uomini totalmente inadeguati alle aspettative di tutti gli italiani), non hanno mai capito che la piazza e il bar sono una cosa, le Istituzioni sono un'altra cosa.
La piazza il "vaffanculo" (che nel 2009, quando nacque, fu lo spot dei Cinquestelle) lo sopporta, lo condivide ed anche lo perdona, il Parlamento e le Istituzioni fondamentali dello Stato non permettono questo linguaggio sia pure nelle sue più svariate declinazioni.
Al "vaffanculo" contemporaneo dei Cinquestelle equivalgono i veti e le impuntature di un trentenne sprovveduto, puntiglioso, inesperto, capriccioso e quindi - posto nella posizione in cui si trova - divenuto pericoloso per questo Paese.
Il voto e lo stallo perenne colpa del M5S
Gli italiani hanno votato da oltre quaranta giorni: il M5S è arrivato secondo alle elezioni dietro il Centrodestra, che ha ottenuto milioni di voti in più. Ed invece il M5S si comporta come se avesse ottenuto il 50+1% dei voti. E che dall'alto di questa convinzione adeguatamente propagandata ad elettori nella maggioranza dei casi ignoranti delle più elementari regole del funzionamento democratico ed istituzionale italiano, pone veti, apre a convergenze la mattina per poi chiuderle a convenienza nel pomeriggio, mette sullo stesso piano e contemporaneamente forze politiche liberali e illiberali (il Centrodestra al pari del Pd), parlano di un ex capo di Governo, personaggio certamente controverso ed allo stesso tempo leader di un partito votato da oltre cinque milioni di italiani, come fosse il demonio in terra, nello stesso momento in cui aprono ad un irrispettoso, impensabile e innaturale "appoggio esterno" ad un qualche loro Esecutivo.
Ha ragione Berlusconi: gli italiani hanno votato male ed il 32% di questi - fortunatamente una minoranza, ma comunque un numero importante - hanno riposto la loro preziosa fiducia nelle mani di uno che "O io o niente", bloccando così il Paese come nel 2013 quando a parti invertite il "Governo del cambiamento" voleva farlo quel galantuomo di Pierluigi Bersani, che ottenne come risposta "Sei un morto che cammina" proprio dagli stessi Cinquestelle (cit.
Beppe Grillo, allora presidente ed oggi garante del M5S).
Il M5S è stato capace di immobilizzare il Paese dal 5 marzo ad oggi, costringendo così tutti ad una trattativa estenuante, ad un ricatto perpetuo: da una parte la proposta a Matteo Salvini di tradire i suoi alleati (trasformandolo così socio di minoranza, quindi assoggettabile), dall'altra di spaccare il Partito Democratico, col quale Di Maio sarebbe in extremis disposto a fare un Governo qualunque sia pur di essere lui il premier.
In soldoni: i Cinquestelle non sono solo come tutti gli altri, vale a dire perbene ed anche no, capaci e anche no, onesti e anche no. Sono in definitiva peggio degli altri, perché a differenza di questi ultimi i grillini tentano - dimostrando nei fatti l'esatto opposto - di far credere di essere migliori degli altri, cavalcando alla massima potenza il disgusto e in casi gravi la disperazione degli italiani, illudendoli di potere elargire, una volta al Governo, 780 euro a tutti e indistintamente dalle condizioni di ognuno (dichiarazione di Beppe Grillo di appena quindici giorni addietro).
I tre scenari possibili
A questo punto le strade sono tre: 1) Governo di minoranza del Centrodestra, con Matteo salvini premier e voti ottenuti dai singoli parlamentari per raggiungere una maggioranza il più possibile stabile, con il M5S e il Pd ufficialmente all'opposizione.
2) Governo del presidente: tutti dentro, premier terzo, ognuno si assume la propria responsabilità per la propria quota parte di fronte al Paese. 3) Elezioni anticipate alla prima finestra elettorale utile, dopo modifica dell'attuale legge elettorale in Parlamento: partito unico del Centrodestra contro M5S e Pd, con premio di maggioranza alla lista che ottiene anche solo un voto in più degli altri. Auguri.