In via ufficiosa, la Terza Repubblica è stata annunciata dopo le elezioni del 4 marzo 2018. Le quali hanno sancito come "vincitori parziali" M5S (col 33 % circa), partito unico, e Lega (17,40%), emergente dalla coalizione di centrodestra (37%). Almeno inizialmente, vincitori parziali, perché la legge elettorale del rosatellum non ha permesso a nessuna dei due di avere una maggioranza assoluta.

Si è cercato dunque un accordo di governo, come sappiamo, per più di 2 mesi, che sarebbe stato sancito in base alla ricerca di alcuni punti di lavoro da realizzarsi una volta formato il governo, indipendentemente da chi lo avesse formato.

Salvo però persone che, per precedenti, non avrebbero potuto ricoprire la carica.

Si sono dunque susseguiti vari tira e molla, ora per la ricerca di punti di intesa, ora per "l'affetto" che Berlusconi provava nei confronti di Salvini, non volendo inizialmente concedere un distacco dal centro-destra e rallentando le cose; e varie polemiche di incapacità, mosse in particolare dal pulpito di un PD spaccato dall'interno e incapace di gestirsi autonomamente senza che un suo ex leader riuscisse a intromettersi nella vita del partito (ogni riferimento a Renzi che, in trasmissione da Fazio il giorno prima di un'eventuale intesa PD-M5s, fa saltare tutto, è puramente casuale).

Si è infine formato il governo Lega-M5s, che ha dato vita, il 18 maggio 2018, a un contratto di governo, con i suoi principali obiettivi nel rilancio del made in Italy, politica anti-corruzione, legge sul conflitto di interessi, abolizione della legge Fornero, ridiscussione dei trattati europei, anche quelli riguardanti i migranti (che il PD ha cercato coi governi degli anni precedenti di incanalare tutti in Italia, allo scopo di arricchire i centri di accoglienza COOP e ONG), tagli agli sprechi pubblici, acqua pubblica, reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza, flat tax, ecc.

All'estero è sfiducia/ paura per l'impianto rivoluzionario del governo: lo Spread sale (valore differenziale tra BTP italiani e BUND tedeschi), il cui andamento dipende dai giudizi di mercato delle agenzie di rating; e la stampa tedesca diffama il governo M5s-Lega, dipingendolo come un'ape-car che va a picco, scrivendo degli italiani come "Gli scrocconi di Roma", "Barbari", ecc.

Il contratto viene accolto da 17 milioni di italiani e dal presidente della Repubblica Mattarella. Si individua dunque un presidente del Consiglio e dei Ministri, Giuseppe Conte - che pure non è rimasto esente da accuse, quelle di aver falsificato/ gonfiato il curriculum -, e si sceglie una squadra di ministri, tra cui spicca il nome del professore economista Paolo Savona a ministro dell'economia.

-Quest'ultimo, nei suoi libri, ha affermato l'importanza di riformare i trattati europei, pur restando nell'euro; e ha teorizzato, come piano B, in casi estremi, l'attuazione di un piano di uscita dall'euro. Step finale: convalida ufficiale del governo da parte del presidente della Repubblica.

La presa di posizione

Dal Colle partono dissensi: "no ai diktat" dei partiti. Si teme per l'autonomia d'azione del Presidente del Consiglio e dei Ministri, Conte, il cui agire politico potrebbe essere stato troppo influenzato dai due partiti politici di maggioranza. Particolare dissenso si è avuto sulla proposta a ministro dell'economia del professore Paolo Savona, per le sue idee critiche nei confronti dell'Europa.

Viene chiamato diktat quella che è la legittima proposta dei legittimi partiti di maggioranza che dovrebbe essere legittimamente accolta dal Capo dello Stato. Troppo facile.

Il 27 marzo 2018, il governo giallo-verde salta ufficialmente, e Conte rimette il suo mandato. Il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso alla stampa dichiara di essersi sforzato in ogni modo di assecondare la nascita del governo con l'elenco dei ministri proposto: ma, avendo riservato particolare attenzione al nominativo da assegnare ad alcuni ministeri e soprattutto al ministero-chiave, quello dell'economia, non ha potuto accettare il nominativo di Savona. Motivazioni date:

  • per l'inaccettabilità di subire imposizioni;
  • per l'incoerenza delle idee euro-scettiche rispetto all'accordo di programma;
  • per la criticità avuta in passato nei confronti dell'Europa che avrebbe potuto "provocare probabilmente o addirittura inevitabilmente la fuoriuscita dell'Italia dall'euro: cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso per cambiare l'Europa in meglio dal punto di vista italiano";
  • e per tutelare "gli investitori e i risparmiatori italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di stato e nelle nostre aziende".

E viene annunciato, dopo qualche ora, un governo non votato dal popolo e senza maggioranza in Parlamento: il governo tecnico "neutrale" di Cottarelli, che lavora presso il Fondo Monetario Internazionale, tra i cui obiettivi, come si legge da Wikipedia, quello di "promuovere la stabilità e l'ordine dei rapporti di cambio evitando svalutazioni competitive".

A difesa dell'atto di Mattarella intervengono alcuni giornali, alcuni costituzionalisti e il PD, dichiarando che il Presidente ha solo legittimamente esercitato il proprio potere secondo le norme della Costituzione, nell'interesse degli italiani, poiché una democrazia italiana si può realizzare solo restando nell'euro e rispettando i trattati e i principi europei.

Costituzione alla mano

Art. 90:

"Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune [55^2], a maggioranza assoluta dei suoi membri [134, 135^7] (1)."

Art.

92:

"Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che compongono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri".

Art. 95:

"Il Presidente del Consiglio e dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando la attività dei Ministri. I Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri [89]. La legge provvede all'ordinamento della Presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei Ministeri [97^1]".

Opinione critica

Domanda: dove è scritto che il PdR Mattarella deve/ può prendersi la briga di intervenire a sfavore di una legittima proposta dei Ministri? Riguardo il potere esecutivo riservato al presidente della Repubblica, nella discussione dell’Assemblea Costituente sull'articolo 95 della Costituzione, il Presidente Terracini sottolineò, nel 1947: "È assurdo pensare che il presidente della Repubblica possa presumere di scegliere egli stesso i ministri".

E, ancora, ecco cosa si legge dal manuale "Istituzioni di diritto pubblico", di Costantino Mortati [deputato dell'Assemblea Costituente], edizione 1975, pag. 568: "[...] la predisposizione della lista dei ministri da parte del Presidente del Consiglio incaricato costituisce una proposta vincolante per il Capo dello Stato, il quale non potrebbe rifiutare alcuna nomina, se non nel caso estremo di un soggetto palesemente privo dei requisiti giuridicamente richieste per ricoprire l'ufficio.

Viceversa, il compito che ufficialmente spetta al Presidente della Repubblica si risolve nel mettere in moto il processo di formazione del Governo, a prescindere da qualunque ulteriore ingerenza che possa condurre all'affermarsi di un indirizzo politico presidenziale (salvo soltanto i consigli e gli ammonimenti che egli è in grado di fornire); ed ogni altra funzione, con le responsabilità che vi sono connesse, ricade pertanto fra le attribuzioni dell'incaricato".

E, se non bastasse, riportiamo da "Diritto costituzionale", di Valerio Onida [ex Presidente della Corte costituzionale], 2009, pag. 227: "[...] quello di nomina dei Ministri non è un potere autonomo del Presidente della Repubblica, perché la scelta delle persone che entrano a far parte del governo spetta al Presidente del Consiglio.

Le designazioni da lui proposte (spesso, ma non sempre, in base ad indicazioni delle forze politiche che compongono la maggioranza) devono tenersi vincolanti nel merito per il presidente della Repubblica, il quale esercita su di esse un controllo di sola legittimità".

Esprimere un "no" alla legittima e doverosa proposta di una squadra di Ministri per fare governo, presuppone, come letto sopra, almeno una motivazione giuridico-legale. Come si è verificato quando sono stati rifiutati ai rispettivi Ministeri: Previti [1994, Grazia e Giustizia], avvocato di Berlusconi, in conflitto d'interessi; Maroni [2001, Giustizia], indagato per problemi giudiziari, durante il secondo governo Berlusconi; Gratteri [2014, Giustizia], per essere un magistrato in funzione, proposto da Renzi.

Ma se ora l'unico motivo plausibile del "no" è per aver riscontrato opinioni critiche passate nei confronti dell'euro - che non si rifanno alle intenzioni contemporanee di voler restare in Europa per ridiscutere i trattati, avendo Savona premesso di accettare la carica solo a condizione di non uscire dall'euro -, allora porre un veto politico (che riguarda cioè opinioni politiche) su un Ministro candidato, e rinnegare, per traslato, il voto, risulta essere fuori da ogni alibi, del tutto arbitrario, con un potere decisionale che era proprio del Re ai tempi dello Statuto albertino; e dunque illegittimo, perché l'Italia è una Repubblica democratica Parlamentare - non Presidenziale -, e in quanto tale il Presidente della Repubblica ha il dovere di attenersi al volere popolare, espresso e rappresentato appunto dalla maggioranza parlamentare votata dal popolo; e, perciò, incostituzionale.

Inoltre, l'intenzione di ridiscutere i trattati europei, è espressa chiaramente nel capitolo "29. Unione europea" del contratto approvato: e su questa linea ha espresso di volersi sempre muovere anche Savona. Ma, a quanto pare, ridiscutere non rientra neanche minimamente nei parametri di quest'Europa; quindi, per traslato, neanche in quelli di Mattarella.

Altra cosa: se si fosse arrivati al punto di uscire dall'euro, sarebbe stato possibile ripristinare la sovranità monetaria per l'Italia, sottraendola a quella che è di fatto l'usura della BCE col meccanismo di prestito a debito. E pensare che, parole di Mattarella, "Il Presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha mai subito né può subire imposizioni": garanzia per chi?

imposizioni da chi?

"I mercati insegneranno gli italiani a votare". Con questo tweet, il giornalista tedesco B.T. Riegert riassume e cita il commissionario europeo al Bilancio, Guenther Oettinger - e, dopo una bufera di reazioni, lo cancella e riscrive di aver citato in maniera errata, scusandosi, e riportando altre dichiarazioni. Lo stesso Oettinger, su Twitter: "Rispetto completamente la volontà degli elettori [...]. Riferendomi agli attuali sviluppi del mercato in Italia, non intendevo mancare di rispetto e per questo mi scuso." E poi ribadisce, dopo elogi all'Italia per la sua importanza come paese fondatore, la sua speranza che l'Italia continui a restare nei binari europei.

E' ancora lecito avere opinioni critiche nei confronti di un organismo politico come l'Ue, volendo riaffermare i principi dei padri fondatori dell'Ue, traviati in questi anni dal capitalismo e dalla finta democrazia internazionale, o dopo questo colpo di stato siamo ufficialmente sotto dittatura? Viva la Costituzione! E viva la democrazia, quella vera.