Nave Aquarius, l'Italia dice ancora una volta "no" all'approdo di una delle imbarcazioni civili più controverse che attualmente navigano nelle acque del mar Mediterraneo. Sulla questione dei migranti il vice premier e Ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, è stato chiaro in passato e continua ad esserlo anche oggi: nei corsi e ricorsi storici delle acque del Mare Nostrum, la Aquarius che già aveva scatenato roventi polemiche nei mesi scorsi, continua ad esercitare la sua condotta che, per certi versi, non è molto chiara. La Aquarius, infatti, battente ufficialmente bandiera di Gibilterra, risulta di proprietà tedesca, ma presa a noleggio da una ONG francese.

L'equipaggio avrebbe manifestato la volontà di raggiungere un porto italiano. "Le autorità marittime maltesi e italiane ci hanno informato che non indicheranno alla Aquarius un porto sicuro per lo sbarco dei 141 sopravvissuti a bordo". E' questo il tweet della Ong Sos Mediterranee che ha aggiunto come la nave resti "in stand-by esattamente tra Malta e Italia" in attesa dell'assegnazione di un porto sicuro. Non solo il diniego dell'Italia, quindi, ma anche quello di Malta. Una situazione critica che fatica a sbloccarsi senza un vero supporto diplomatico europeo.

Il tweet di Matteo Salvini

A formalizzare il rifiuto di accoglimento della richiesta è un tweet di Matteo Salvini che scrive: "Nave ong Aquarius con altri 141 immigrati a bordo: proprietà tedesca, noleggiata da Ong francese, equipaggio straniero, in acque maltesi, battente bandiera di Gibilterra.

Può andare dove vuole, non in Italia! Stop trafficanti di esseri umani e complici, #portichiusi e #cuoriaperti".

La presa di posizione è lapalissiana, a partire dal lessico. Non più la parola "migranti" di boldriniana memoria, ma un ritorno alla classica "immigrati". La differenza è sottile, ma estremamente netta e rispecchia la nuova linea di Governo voluta dall'asse Lega-M5S.

A questo, si aggiunge la differente ottica da cui osservare la questione: non più migranti da salvare, ma traffico di esseri umani, da azione caritatevole a complicità fuorilegge. Da qualunque parte si osservi la lunga vicenda della Aquarius, certo è che nel Mediterraneo c'è ben più di qualche semplice bega da sanare. Ci sono equilibri tra le nazioni, Stati che nicchiano deliberatamente lasciando in sordina un problema che invece meriterebbe gli acuti da tenore ed Stati che non hanno più (e, in realtà non hanno mai avuto) la possibilità di sobbarcarsi da soli una criticità internazionale volontariamente trascurata, bistrattata e sminuita dalla Comunità Europea.

Aquarius nel Mediterraneo, ruoli e responsabilità

Non è solo il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, a rifiutare l'accollo della nave. Gli fa eco il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Tonielli che, sempre su twitter, scrive che il movimento della Ong Aquarius è stato gestito dalla Guardia Costiera libica in area di responsabilità libica. "La nave è ora in acque maltesi e batte bandiera Gibilterra. A questo punto il Regno Unito si assuma le sue responsabilità per la salvaguardia dei naufraghi".

L'Europa, dal canto suo, tergiversa e invia segnali deboli. Sul caso dell'Aquarius, "la Commissione Ue è in contatto con un numero di Stati membri, che ci hanno contattato" per l'eventuale suddivisione dei migranti e i Paesi di destinazione, fa sapere Tove Ernst, una portavoce dell'esecutivo comunitario, senza però precisare quanti e quali siano i Paesi con cui la Commissione è in contatto.

Il diplomatico ha poi aggiunto come l'Europa sia pronta a prestare pieno sostegno e peso diplomatico al fine di addivenire ad una rapida soluzione. Di fatto, però, nulla si muove in maniera decisa e risolutiva.

La posizione di Angela Merkel

Dalla Germania, come previsto, non arrivano schiarite. "Le trattative con la Grecia sono andate molto avanti - fa sapere la cancelliera tedesca Angela Merkel - quelle con l'Italia dureranno un po'". Così la cancelliera si rende disponibile ad un incontro con il premier italiano Conte. Un vero e proprio processo di negoziato che stenta a partire e stenta ancor di più ad individuare una soluzione.

Di sicuro c'è che la nuova linea di governo italiana del "chiudere i porti" non è più disposta ad accettare a testa bassa i diktat di Berlino in fatto di migranti, né a barattare ideologie di connivenza con i trafficanti di essere umani travestite da buonismo con qualche spicciolo insufficiente non solo per sistemare i migranti, ma per dare loro la dignità necessaria per vivere e lavorare in un paese comunitario.