I festeggiamenti dei grillini nei pressi di Montecitorio e Palazzo Chigi per l'intesa raggiunta sulla manovra economica, sembrano aver avuto una breve durata. L'aumento del deficit al 2,4% - contro l'1,6% teorizzato dal ministro dell'Economia Tria - ha avuto fin da subito delle ripercussioni negative sui mercati, provocando un aumento dello spread di oltre 270 punti e un crollo delle quotazioni in Borsa di oltre il 2,5%.

Fiducia e speranza

Il benessere degli italiani dipende da un peculiare quadrinomio: fiducia, speranza, energia e lavoro. Tale obiettivo - ha spiegato il vicepremier della Lega, Matteo Salvini - può essere raggiunto solo attraverso la "manovra del popolo".

Ma l'opinione pubblica in queste ore si sta chiedendo se davvero questa manovra guidata dai ministri Di Maio e Salvini sia il passaporto per accedere a quella "felicità economica" che ormai sembra essere pura utopia, oppure se l'incremento della spesa pubblica basato sul debito e non sull'investimento, influenzi negativamente l'attuale tasso di crescita, rendendo ancora più difficile l'inserimento nel mondo del lavoro.

Perciò si sta correndo il rischio di chiamare "legge della felicità" un qualcosa che potrebbe trasformarsi in un vero e proprio incubo, in modo particolare per i giovani che oggigiorno non riescono a trovare un'occupazione adeguatamente appropriata alle loro personali aspirazioni.

Qual è la questione?

Punto principale non è se con il deficit-pil del 2,4% il debito pubblico diminuirà. La questione vera e propria riguarda la manovra nel suo complesso, ideologica e basata su un'analisi errata dei veri mali che affliggono l'Italia e che finiranno per acuirsi.

L'aggiornamento del Def targato Lega-M5S è stato commentato su Twitter da Ferruccio De Bortoli, ex direttore del "Corriere della Sera", secondo cui questa manovra è del popolo "nel senso che se la dovrà pagare".

Il giornalista milanese ha poi rincarato la dose, definendo l'esultanza dei pentastellati come un festeggiamento da "sventurati".

Ci sarà una vera crescita?

Bisogna tenere in considerazione un solo dato che nel Def non è oggetto di attenzione, ovvero che il problema di fondo dell'Italia è la bassa produttività di tutto il sistema: dal lavoro all'efficienza del governo, passando per l'università e la carenza delle infrastrutture.

Altro punto fortemente sottovalutato dalla manovra è la situazione delle banche e dei mercati finanziari. Lo spread, ossia l'aumento dei tassi d'interesse, colpisce tanto le imprese e i consumatori quanto il bilancio.

Inoltre, i 10 miliardi previsti per reddito e pensione di cittadinanza allo scopo di allontanare dalla povertà 6,5 milioni di italiani, risulterebbero insufficienti. Facendo un semplice calcolo, infatti, si può constatare come tale cifra consenta ad ogni singolo individuo di usufruire di appena 128 euro mensili, una somma evidentemente irrisoria per poter superare la soglia di povertà.