La morte di Federica S., 16enne di Centocelle, è da attribuire a shock anafilattico, conseguente il consumo di uno "shottino", ovvero un drink, che la ragazza avrebbe consumato in un bar con alcuni amici. Secondo le indagini, un ingrediente del cocktail consumato lo scorso sabato dalla vittima, è il responsabile della sua morte. Federica era allergica al lattosio e potrebbe averlo inavvertitamente ingerito per negligenza dei barman o per materie prime non controllate. La ragazza, infatti, era conscia di poter consumare lattosio e per questo motivo avrebbe ordinato una drink al latte di cocco, usato di norma dagli allergici allo zucchero del latte.

Forse però il suo drink è stato "allungato" con latte vaccino, oppure il latte di cocco utilizzato conteneva residui di latte animale, fatto sta che la reazione allergica non ha lasciato scampo alla ragazza.

La richiesta degli allergeni

Gli amici di Federica affermano che la ragazza era solita chiedere tutte le informazioni sul contenuto dei drink, temendo che potessero contenere allergeni pericolosi. Anche sabato scorso avrebbe richiesto gli ingredienti contenuti nel suo "shottino", prima di consumarlo. Secondo i baristi, ora indagati per omicidio colposo, le informazioni sarebbero state fornite in maniera esauriente ma qualche testimone, dopo che è trapelata la notizia della morte della ragazza, racconta di aver sentito una delle bariste disperarsi "per aver ucciso una ragazza".

L'obbligo di informare i consumatori

Esiste un regolamento europeo in materia di allergeni che prevede una comunicazione dettagliata da esporre in bar e ristoranti. Gli allergeni devono essere messi in evidenza nelle etichette degli alimenti usando carattere diverso, ad esempio in grassetto, o scritti in maiuscolo o in diverso colore.

Lo stesso dicasi per i prodotti somministrati da locali pubblici come bar, ristoranti, catering e mense, e la modalità di esposizione degli allergeni cambia. La presenza di allergeni deve risultare subito chiara per cui le informazioni devono apparire sia sui menù, sia in appositi cartelli con una buona visuale. Possono essere utilizzati anche App, codici a barre o QR code, ma non possono sostituire cartelli ed indicazioni del menu.

Rivolgersi al personale va bene solo nel caso in cui fornisca un registro di sostanze che provocano allergie o intolleranze da poter consultare, non è opportuno nè regolare ottenere soltanto informazioni non scritte. Dal 2018 sono entrate in vigore delle sanzioni per la non osservanza del suddetto regolamento, che partono da 3mila fino a24mila euro se non vengono indicati gli allergeni presenti nei cibi e nelle bevande somministrate, da mille a 8mila euro se le indicazioni seguono modalità diverse da quelle previste.