L'Arabia Saudita non è un Paese 'normale' per come intendiamo la normalità dal punto di vista occidentale. Purtroppo, nemmeno l'Italia è un Paese normale, anche se per altre motivazioni. Perché non è normale politicizzare qualunque cosa per alimentare il clima da perenne campagna elettorale, ma l'Italia è questa e non possiamo farci nulla. Ad ogni modo la gara che assegnerà la Supercoppa 2018 (il torneo è relativo alla scorsa stagione) tra Juventus e Milan, in programma il prossimo 16 gennaio a Gedda, allo stadio King Abdullah, è oggetto di roventi polemiche per il trattamento riservato alle donne.

Come noto ci saranno settori esclusivamente dedicati, anche se comunque potranno accedere all'interno dell'impianto sportivo senza accompagnatore. L'Arabia Saudita, del resto, è un Paese dove le donne stanno faticosamente conquistando diritti che fino a pochissimi anni fa erano completamente negati. Non dimentichiamo che soltanto l'anno scorso di questi tempi venne concesso alle saudite l'accesso ad eventi pubblici, tra i quali appunto quelli sportivi. Ma la Politica italiana è un 'teatrino' di scarsa qualità e, pertanto, si è preferito come sempre agganciarsi al carrozzone dei 'trend topic' piuttosto che far funzionare i neuroni.

Che poi, ad essere sinceri, la sede della Supercoppa è nota dallo scorso giugno: c'erano tempi e modi per opporsi a questa scelta visto che le usanze saudite sulla mancanza di parità di genere sono note e non sono state scoperte da determinati leader politici illuminati soltanto a gennaio di quest'anno. Sul tema delle strumentalizzazioni si è espresso anche il presidente della Lega di Serie A, Gaetano Micciché, chiarendo che le donne saudite potranno tranquillamente recarsi allo stadio anche senza un accompagnatore.

'La nostra Supercoppa sarà ricordata dalla Storia'

Nelle scorse ore, tanto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, quanto la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, hanno sparato a zero sulla Supercoppa.

Per i due politici citati è semplicemente l'ennesima scintilla idonea a far scattare l'ennesima campagna islamofoba sui social network. Talmente scontati da risultare ormai noiosi e ripetitivi. Ma qui si parla comunque di diritti negati ed ll tema è riuscito addirittura a mettere d'accordo Salvini e Laura Boldrini, entrambi hanno puntato l'indice sul presunto divieto alle donne di recarsi allo stadio senza accompagnatore. Il presidente della Lega Serie A ha smentito questa notizia: "Le donne potranno entrare da sole, a differenza di quanto scritto erroneamente da qualcuno che vuole strumentalizzare il tema e la nostra Supercoppa sarà ricordata dalla Storia come la prima competizione ufficiale internazionale in cui le donne saudite potranno assistere dal vivo".

Le parole di Micciché hanno trovato conferma in quelle dell'ambasciata saudita a Roma.

Il calcio non può cambiare il mondo

I diritti negati alle donne in un Paese dove regna da secoli una monarchia islamica assoluta, in realtà, non sono l'unico motivo di polemica attorno alla Supercoppa. Lo scorso 2 ottobre si è creato un incredibile polverone internazionale dopo l'uccisione di Jamal Khashoggi ed in parecchi hanno chiesto alla Lega di Serie A di rinunciare alla partita, dopo il martirio di un giornalista, voce libera di un Paese confessionale che opprime i diritti umani, non solo quelli delle donne, ma anche quelli di dissidenti e minoranze etniche. Il motivo per cui la Lega non ha mutato la propria decisione è evidente: l'accordo con la Federazione saudita prevede la disputa di altre due gare di Supercoppa nel prossimo quinquennio in quel di Gedda, un guadagno di 7,5 milioni di euro a partita, ma gli scenari sono molto più ampi del semplice aspetto sportivo.

Italia ed Arabia Saudita sono partner commerciali, decine di aziende italiane esportano ed operano nel Paese mediorientale e numerosi italiani lavorano sul posto. Micciché sa di essere in equilibrio precario quando difende la scelta della Lega di Serie A, passando come colui che piega la testa dinanzi al 'vile denaro'. Ma la realtà dei fatti sta tutta nella sua dichiarazione a Rai Sport: "Devono essere le istituzioni a dare indicazioni in senso diverso". Non spetta al calcio ed allo sport in generale cambiare il mondo ed il 'sistema pallone' non ha alcun potere di dare indicazioni diverse rispetto a quelle delle istituzioni politiche. I boicottaggi (quelli olimpici del 1980 e 1984 ad esempio) non hanno mai portato a nulla di buono.

Del resto non ci risulta che lo sport italiano abbia boicottato la finale di Coppa Davis in Cile nel 1976 o i Mondiali di calcio in Argentina nel 1978. Siamo bravi a far tacere le coscienze, salvo poi farle rumoreggiare nei momenti meno opportuni, quando oltre che inutile diventa tutto dannatamente ipocrita. L'italiano medio si indigna sui social? Resta da vedere quanti di questi 'indignados' il prossimo 16 gennaio non guarderà la partita.