Buenos Aires. Sedicesimi della Copa Argentina. Non è la classica Bombonera, è il "Ciudad de la Plata", ma poco importa. Sono ventimila i tifosi adoranti del Boca e urlano tutti il suo nome. Di qua il Boca, di là l'altra squadra, l'Almagro, squadretta di un barrio di Baires che milita nella seconda serie, però velenosa e avida di scalpi.
Primo tempo. Il minuto è il 28. La maglia è la numero 16. Dalla sinistra il corner è di Alexis Mac Allister, un ragazzino dalla faccia impunita di 20 anni, argentino della pampa di chiara discendenza britannica anche nel soma.
Palla che spiove in area, sbuca da dietro un tale, la barba color rame, batte scientificamente il portiere e segna. Lui, Daniele De Rossi. Gol di cabeza. Tutti che impazziscono. Telecamere e telefonini puntati sul campo tremano come epilettici. Sbandano e non ci credono da casa i tanti tifosi presenti, quasi tutti da Roma, i connessi nottambuli in streaming grazie a Dazn, tra strazio nostalgico e stupore. Da ogni parte dello stadio parte il coro: "olè olè Tano, Tano...". Questo il nome dato a De Rossi dai napolitanos, gli immigrati italiani d'inizio secolo. Non c'è niente che sorprende, quelli che si ricordano sono i sedici anni prima, 10 maggio 2003. Sempre lui il protagonista, Danielino. Debutto da titolare all'Olimpico contro il Torino, 3-1 e gol.
Un anno dopo, il 4 settembre 2004, al Barbera di Palermo, debutta la Nazionale Italiana di Marcello Lippi contro la Norvegia. E anche lì il gol. Tre indizi che fanno una prova? Roba da predestinato.
De Rossi, dall'arrivo a Buenos Aires al debutto in Copa Argentina
Tutto quello che fa, dice, disfa e non dice. Daniele è un'opera permanente, capitoli di vita accumulati apposta per una biografia da bestseller.
Se non è stata una storia perfetta, quella della notte italiana tra martedì e mercoledì, è anche colpa del calcio, uno sport sempre più di squadra. Alla fine passano gli altri, ai rigori. In pochissimo tempo De Rossi è diventato non solo l'idolo del Boca ma anche il bersaglio scelto dai club rivali, il nome con cui identificare il nemico.
Il mondo è molto grande, ma è infinitamente piccolo se tu resti centrale a te stesso. Non dev'essere facile per i tifosi romanisti che lo hanno pianto il giorno dell'addio. Sono stati 77 minuti frizzanti quelli che l'ex capitano giallorosso ha vissuto all'esordio con la maglia del Boca. Era partito per Buenos Aires tra mille slanci e altrettanti dubbi, deciso all'avventura ma ancora più deciso a non ferire il tifoso romanista che è in lui e fuori di lui. L'accoglienza trionfale, l'abbraccio corale, il sentirsi a casa sua, in una città in cui era mai stato e che invece ha trovato subito bellissima. La sua storia è appena iniziata e meglio non poteva cominciare, aspettando il debutto al Bombonera. Per ora è stato lui a togliere il respiro ai tifosi del Boca. La nostalgia di casa, con il tempo si farà sentire. E Daniele lo sa bene. Ma sa anche che la sua è una storia particolare, ispirata.