Che fossero 200.000 participanti come dicono gli organizzatori oppure solo 100.000 come dice la questura l’appuntamento in piazza S. Giovanni a Roma dalla CGIL che, unitamente a CISL e UIL, ha chiamato in piazza non solo gli iscritti al sindacato ma tutti coloro che si riconoscono nei valori democratici sanciti dalla Costituzione, è stato un successo di adesioni e di partecipazione.

'Mai più fascismi'

La manifestazione era stata indetta come risposta corale agli incidenti scaturiti nel corso della manifestazione no vax–no green pass di sabato 9 ottobre e culminati nell’assalto e la devastazione da parte di esponenti di Forza Nuova della sede nazionale della CGIL.

L'evento, svoltosi questo 16 ottobre, aveva come parola d’ordine “Mai più fascismi”.

Un plurale pieno di significati, che sta a rappresentare la volontà di opporsi al fascismo risorgente, manifestatosi negli episodi del 9 ottobre scorso e a quel sottofondo melmoso di illegalità e connivenze che contribuiscono a creare nel paese un clima di odio e di intolleranza, ma anche alle diseguaglianze e alla negazione dei diritti, tra i primi il diritto al lavoro.

Come ha dichiarato nel suo intervento il segretario generale della CGIL Maurizio Landini: “Non è solo una risposta allo squadrismo fascista. Questa piazza rappresenta tutta l’Italia che vuole cambiare il paese, che vuole chiudere la storia della violenza Politica.

Chiediamo al governo e alla politica di accettare questa sfida e di aprire una fase di cambiamento sociale di questo paese”.

Sciogliere le organizzazioni neofasciste

La richiesta unitaria che arriva dal sindacato e fatta propria dalle forze politiche del centro-sinistra (vedi la mozione presentata dal PD) di scioglimento dei gruppi eversivi di estrema destra che si rifanno al fascismo e al nazismo, Forza Nuova in primis, istanza che costituiva la parola d’ordine sulla quale era stata convocata la manifestazione, ne esce rafforzata e non potrà più essere ignorata a lungo dal governo.

Draghi, pur non opponendosi pregiudizialmente, aveva preso tempo ben sapendo che all’interno della sua maggioranza c’è un partito, la Lega, che non farà i salti mortali per portarla in discussione. Tanto più dopo che il suo segretario Matteo Salvini ha dichiarato: “Sarà una manifestazione di parte. La sinistra fa campagna elettorale inseguendo i fascisti che non ci sono più”.

Una ritrovata unità sindacale

La presenza in piazza, e in forma massiccia, oltre che dei militanti della CGIL, anche di quelli della CISL e della UIL (i rispettivi segretari generali Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri sono intervenuti dal palco) segna una rinnovata volontà delle tre centrali sindacali di marciare unitariamente, pur con le inevitabili differenze, sulle grandi questioni del momento: lo scioglimento dei gruppi neofascisti ma anche la lotta alla pandemia, il rilancio della centralità del lavoro e la piena occupazione, la prevenzione del fenomeno delle morti bianche.

Il sindacato interlocutore del governo

In un periodo storico caratterizzato dalla difficoltà da parte dei partiti di fare presa sull’elettorato e di esprimere una classe politica all’altezza delle grandi sfide del momento, il sindacato recupera un ruolo da protagonista e si pone come interlocutore privilegiato dell’esecutivo.

Da qui la richiesta di CGIL, CISL e UIL di essere coinvolti nella gestione degli oltre 200 miliardi del Pnrr, (Piano nazionale di resistenza e resilienza). “Un’occasione straordinaria” - come la definisce Landini - “per ricostruire il paese, ridefinire il modello sociale, riscrivere le linee di sviluppo, riequilibrare la distribuzione della ricchezza”.

Cosa farà la destra

In questo contesto la destra, che pure si considera maggioritaria nel paese, se non vuole perdere terreno, non può più limitarsi a cavalcare il malcontento sociale e la protesta no vax e no green pass, ma dovrebbe riflettere se è il caso di liberarsi dall'abbraccio che rischia di essere soffocante di violenti ed estremisti e saper costruire e mettere in campo proposte politiche credibili.