Il Sassuolo conferma di avere un certo feeling con gli allenatori emergenti italiani. L'attuale mister Alessio Dionisi è solo l'ultimo di una serie di tecnici che hanno fatto le fortune del club emiliano, portandolo dalla C fino all'Europa League. La vittoria 2-0 contro l'Inter è l'ennesima medaglia al valore che Dionisi può mettersi sul petto: oltre allo scalpo nerazzurro, è riuscito nell'impresa di sbancare nuovamente il "San Siro", sconfiggendo il Milan, e l'Allianz Stadium, casa della Juventus.

Prima di fregiarsi di queste vittorie, il Sassuolo ha fatto la sua onesta gavetta nelle serie minori.

Il punto di svolta arriva nella stagione 2007/2008 quando un giovane Massimiliano Allegri centra la promozione in B con i neroverdi. Lo stretto rapporto con gli allenatori italiani parte da qui, quando lo stadio non era ancora il "Mapei Stadium" di Reggio Emilia, bensì l'Enzo Ricci di Sassuolo.

Sassuolo: Allegri, Di Francesco e la parentesi Pioli

Il sogno del Sassuolo di raggiungere la serie B divenne realtà il 27 aprile 2008. La rete del capitano Piccioni stese il Manfredonia e mandò in visibilio il "Ricci", tutto esaurito per l'occasione. L'artefice di questa cavalcata fu Massimiliano Allegri. L'attuale allenatore della Juventus iniziò a raccogliere i primi successi in terra emiliana, ma non continuò la sua esperienza accettando la proposta del Cagliari di Cellino

Dopo un'ottima prima stagione in cadetteria, con Mandorlini, il Sassuolo sfiorò la promozione in A con Stefano Pioli alla guida, nel 2010.

La formazione emiliana disputò un campionato strepitoso giungendo al quarto posto, ma l'eliminazione nella semifinale Play Off contro il Torino spense i sogni del Sassuolo.

L'appetito vien mangiando e la compagine neroverde provò nuovamente la cavalcata verso la Serie A. Con Pea in panchina, il Sassuolo si piazzò al terzo posto in classifica nella stagione 2011/12.

Anche questa volta i Play Off sono amari per gli emiliani: la Sampdoria chiuse le porte della massima serie.

Il grande giorno è il 28 maggio 2013. Nella bolgia del "Braglia" di Modena, il gol di Missiroli allo scadere contro il Livorno spinse il piccolo Sassuolo in Serie A. Di quel match non passò inosservato la gioia irrefrenabile di Eusebio Di Francesco che, al suo primo anno in Emilia, centrò questo traguardo storico.

Non fu l'unica soddisfazione dell'allenatore abruzzese alla guida del Sassuolo: dopo due salvezze piuttosto agevoli, si superò portando la compagine emiliana ai preliminari di Europa League.

Sassuolo, la scoperta De Zerbi e la sorpresa Dionisi

Il grande lavoro svolto da Di Francesco ha attirato tanti estimatori, in Italia e all'estero. Scelse la Roma, dove visse stagioni indimenticabili da calciatore. Inizialmente, il Sassuolo faticò a trovare il sostituto, fino all'arrivo di Roberto De Zerbi. Il tecnico bresciano era reduce dall'esperienza col Benevento: nonostante l'ultimo posto in classifica, il club sannita ha mostrato un gioco propositivo e quotato all'attacco, soprattutto nel girone di ritorno.

La dirigenza neroverde decise di scommettere su De Zerbi, e sarà l'ennesimo successo. Il Sassuolo non ritrovò l'Europa, ma riuscì a valorizzare tanti giovani interessanti (Locatelli, Boga, Demiral etc) e a trasformare Berardi in un calciatore poliedrico. Il pubblico neroverde rimase abbagliato dal gioco mostrato dai ragazzi di De Zerbi: possesso palla ragionato, rapide verticalizzazioni e la facilità con cui gli attaccanti creavano pericoli costanti. Nelle ultime tre stagioni è stato il marchio indelebile del Sassuolo, un modo di lavorare seguito con interesse anche dai top club.

Come ogni ciclo, è destinato a terminare. De Zerbi fa le valigie e si trasferisce in Ucraina: ad attenderlo c'è lo Shakhtar Donetsk.

Per mantenere l'impronta italiana, il Sassuolo chiama e convince Alessio Dionisi a sedersi sulla panchina neroverde. L'artefice della promozione dell'Empoli in A sta continuando quel processo, iniziato tre anni fa con l'allenatore bresciano, però, aggiungendo nuovi aspetti. Il gioco propositivo resta la priorità, ma il modo di attaccare è diverso: si tende a occupare il secondo palo, in modo da sorprendere il difensore e colpirlo: il gol di Scamacca contro l'Inter è la prova.