Si sta studiando l'introduzione di una norma nel codice della strada che tolga per sempre la patente a chi fa uso abituale di stupefacenti. L'annuncio è stato dato dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano, nell'ambito del workshop europeo sulla sicurezza stradale in svolgimento a Roma presso la Scuola superiore di Polizia. Chi risulta essere un consumatore abituale di stupefacenti o di alcolici, sostiene Alfano, dovrà essere controllato in maniera straordinaria, perché la patente non diventi una licenza di uccidere e nei casi in cui chi guida sotto l'effetto di droghe o alcool causa gravi incidenti, l'idea è quella di introdurre il reato di omicidio stradale.
L'ergastolo della patente
Quella del cosiddetto "ergastolo della patente", è una norma presente in molte legislazioni europee e potrebbe, secondo il ministro, essere l'unica soluzione efficace a causa delle oggettive difficoltà per le forze dell'ordine nell'individuare la presenza di sostanze stupefacenti nell'organismo del guidatore. A sostegno della tesi si è fatto riferimento, nel corso dell'incontro, alle impressionanti cifre delle vittime di incidenti stradali che, in tutta Europa, sono 27.700 ogni anno. Negli ultimi anni si sono fatti in Italia rilevanti passi avanti in materia di incidenti stradali, si pensi all'introduzione del sistema dei tutor sulla rete autostradale, ma ancora insufficienti secondo quelle che erano le linee guida del Libro Bianco sulla sicurezza stradale in Europa redatto nel 2001 e che imponeva la riduzione del 50 per cento degli incidenti.
L'Italia è ferma al 42 per cento, per questo motivo, nel caso in cui non fosse sufficiente la lettura delle cronache che quotidianamente raccontano di incidenti provocati da guidatori ubriachi o drogati, è divenuta improrogabile l'introduzione di misure drastiche che impediscano preventivamente l'utilizzo dell'automobile nei casi estremi.
"Non può esistere" ha argomentato Alfano "un diritto assoluto alla patente per chi ha altera abitualmente il proprio comportamento con l'uso continuo di sostanze stupefacenti". Non rimane che attendere che i fatti facciano seguito alle buone intenzioni manifestate dal ministro sull'onda emotiva degli ultimi tragici incidenti, augurandoci che qualcuno si ricordi anche che la sicurezza al volante non può essere solo il risultato di divieti e di repressioni, che devono essere accompagnati da efficaci programmi educativi che facciano crescere in ognuno la cultura del rispetto della vita propria e degli altri.