Tornano ad assembrarsi le nubi sul problema del sovraffollamento carcerario e sulla necessità di un provvedimento di amnistia e indulto per il 2014. Questa volta ad essere coinvolti in fatti di cronaca non sono i detenuti, ma gli agenti di polizia penitenziaria. Ad onore del vero, negli ultimi giorni si sono registrati purtroppo già due suicidi, segno che la tensione sia arrivata a dei livelli molto (forse troppo) alti. Ad esprimere tutta la propria preoccupazione è ancora una volta Donato Capece, Segretario Generale del sindacato Sappe, che si occupa di tutelare gli agenti di polizia penitenziaria.

Il triste fatto riguarderebbe invece un poliziotto quarantenne, di cui si conoscono solo le sigle A.G. e il ruolo, Assisteste Capo nel carcere di Velletri.

Capece parla del triste fatto e chiede che le istituzioni intervengano a salvaguardare gli agenti

Da quanto è possibile sapere fino ad ora, il suicidio dell'agente sarebbe stato accompagnato dall'uxoricidio della moglie, che è stata colpita con la pistola regolarmente detenuta per l'assolvimento dell'attività lavorativa in carcere. Sebbene le motivazioni di un gesto tanto grave non siano ancora state rese note, il sindacalista non usa mezzi termini per definire in modo allarmante la situazione vissuta dai propri iscritti, spiegandola in tutta la sua gravità: "è un'altra terribile e agghiacciante tragedia che coinvolge gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria [...] negli ultimi 3 anni si sono suicidati più di 35 poliziotti e dal 2000 ad oggi sono stati complessivamente più di 100 [...] bisogna intervenire con soluzioni concrete".

Le proposte di Capece: bisogna intervenire per sostenere i poliziotti in difficoltà

Nelle sue dichiarazioni, Donato Capece fa riferimento alla necessità di un aiuto supportivo per chi opera all'interno dei penitenziari italiani, verificando prima di tutto l'impatto delle situazioni lavorative sul disagio personale, in modo da evitare che si possa arrivare a fatti estremi.

Il riferimento è anche alla mancanza di un capo dipartimento presso il Dap, che si sta prolungando nel tempo ormai da mesi. È chiaro però che secondo molti il problema delle condizioni lavorative disagevoli viene esasperato anche dal grave fenomeno del sovraffollamento carcerario, che crea di fatto situazioni stressanti tanto per i detenuti quanto per i dipendenti pubblici stessi, quando si trovano a lavorare nei penitenziari italiani.

Non è un caso che secondo lo stesso Presidente del Senato Pietro Grasso e molti altri esponenti delle istituzioni, sia essenziale cercare di alleggerire la pressione nei contesti carcerari preferendo misure alternative alla carcerazione, come l'attività lavorativa presso associazioni tese al recupero dei detenuti. E voi, cosa pensate al riguardo di questo gravoso problema? Come sempre, potete farci sapere la vostra opinione con un commento all'articolo; se invece desiderate restare aggiornati, potete utilizzare il pulsante "segui" disponibile in alto, sotto al titolo.