Nelle scorse ore, tra agenzie e proclami, è nuovamente emerso, in Sicilia, il periodico allarme trivellazioni. Come avevano già denunciato gli scienziati e i ricercatori del Comitato Energia per l'Italia, gli art. 36 e 38 del decreto legge "Sblocca Italia", tendenti a seguire le "misure urgenti in materia di energia" del Governo Renzi, basandosi su trivellazioni e ricerca di idrocarburi e gas (lungo tutta la penisola) sarebbero estremamente distanti dalla possibilità di un reale sviluppo concretamente sostenibile. La denuncia verte inoltre sul carattere strategico delle concessioni, le cui tempistiche potrebbero subire proroghe "fino a 50 anni", dove gli iter autorizzativi risultano semplificati e il potere di controllo delle regioni viene depennato.

Elemento quest'ultimo che risulterebbe di infimo rilievo in Sicilia, dove il presidente Crocetta giustifica il suo favore alla campagna di "coltivazione" sostenendo l'inesistente pericolosità delle trivelle (pericolo che, secondo il governatore, si potrebbe invece presentare in ambito di "raffinazione" del greggio) e l'incremento economico-lavorativo a favore dell'isola. A settembre, quando l'allarme riguardava l'arcipelago delle Egadi e Renzi proclamò "l'estrazione forzata" sottolineando la non curanza per eventuali effimere perdite di voti, gli oppositori indicarono la legge del 1991 a tutela di aree marine (come la citata) dal delicato ecosistema, con perenne rischio ambientale. Le mire d'espansionismo perforante emerse negli ultimi giorni riguardano invece la costa orientale e la società Schulmberger s.p.a.

per un'area complessiva di 6380 kmq.

Comuni come Vittoria, Siracusa, Noto, Avola, Modica, Pachino, Portopalo di Capo Passero, Ragusa, Scicli sarebbero interessati direttamente dalle incombenti attività di ricerca per l'estrazione, le quali potrebbero attuare la tecnica ispettiva dell'airgun ovvero spari continui d'aria compressa, dannosi per la fauna marina.

La richiesta presentata dalla Transunion Petroleum riguardante il territorio ragusano, inoltre, sconfina il vincolo di 12 miglia dalle aree costiere previste dall'art. 35 del decreto sviluppo 2012. La deputata Marzana del M5S ha ufficialmente presentato al Ministero dell'Ambiente un documento attestante l'inutilità e nocività del provvedimento, sottolineando l'impatto deleterio verso l'ambiente con ovvie ripercussioni su pesca e turismo, attività centrali dell'economia siciliana.

Legambiente chiede l'abrogazione dell'art 38 e l'applicazione dei vincoli previsti dal Dlgs 128/2010 più stringenti ed efficaci e per quanto emergano annunci riguardanti possibili blocchi a nuove autorizzazioni, esistono già delle concessioni e la preoccupazione per la vita dell'Isola, plurime volte vessata, rimane conseguentemente alta.