Le preoccupazioni degli operatori della società siracusana Archimede, operante al porto isola Eni (Gela), non cessano. I guardiafuochi temono per la stabilità della propria occupazione a causa di provvedimenti della Capitaneria di porto, da loro definiti escludenti.

Proteste e ordinanze

Le proteste portate avanti dai lavoratori in quest'autunno sono solo alcune delle manovre da loro attuate per rendere nota l'incresciosa situazione presente, da alcuni anni, al porto di Gela. Che la condizione economica del porto non sia delle più floride è cosa nota, tanto da essere stata, spesso, definita seriamente critica.

Che poi, in tale critica situazione si verificasse lo sviluppo di una feroce concorrenza nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo. Da oltre 20 anni i guardiafuochi dell'Archimede lavorano nel porto di Gela e la loro concessione è stata ulteriormente rinnovata nel marzo 2016 ma, lamentano i lavoratori, a causa di ordinanze emesse dalla Capitaneria di porto, la loro attività sarebbe particolarmente a rischio. Con queste ordinanze, tra cui la numero 6 del 2017 (24.03.2017), sono stati stabiliti un nuovo regolamento antincendio e strumenti ulteriori per permettere l'ingresso nel mercato a società concorrenti.

In giudizio

I dirigenti dell' Arichimede hanno agito in giudizio e vinto la prima causa con ordinanza del Tar (20.07.2017) permettendo la sospensione dei provvedimenti della capitaneria nonché delle autorizzazioni rilasciate alla società Vigilanza Soccorso Antincendio Sas.

In un'intervista concessa al quotidiano di Gela, gli operatori dell'Archimede affermano "Ci sono enormi responsabilità. Addirittura, le agenzie ci comunicano che noi non possiamo lavorare. L'azienda ha fatto sforzi economici per acquistare un nuovo mezzo di sfuggita, come richiesto dal comandante, e il servizio non possiamo svolgerlo".

Allo stato attuale, pare che tre denunce penali siano state depositate dagli operatori della società Archimede, mentre il comandante Pietro Carosia continua a sostenere di aver applicato la normativa senza aver danneggiato alcuno. Ultimamente è emersa un'altra società concorrente avente capitale sociale irrisorio e i cui operatori lavorano a prestazione, denunciano i guardiafuochi dell'Archimede, sempre più preoccupati per la precarizzazione del loro settore.

La Lettera Aperta dei Guardiafuochi

Gli stessi hanno avviato diverse proteste e inviato la loro lettera aperta a più testate e mezzi di informazione, locali e nazionali, nella speranza di dar voce al proprio malessere. Dal documento leggiamo "In un mercato in cui l'offerta è superiore alla domanda, permettere l'ingresso di una seconda società, sottintende l'intento di spingere al suicidio quella già esistente, e con quel suicidio economico, quello nostro, delle nostre famiglie, dei nostri figli... le istituzioni devono intervenire ad arrestare la tragedia annunciata, vi preghiamo di salvaguardare il nostro diritto al lavoro, la nostra dignità".