I politici italiani sono in questi giorni al centro di mille polemiche, e l'immagine che ne esce non è certo delle migliori. L'opinione diffusa è che invece di occuparsi dei problemi dell'Italia, è notizia Ansa di ieri che il nostro stato è l'ultimo dell'area OCSE per occupazione giovanile, seguito solo dalla Grecia, i politici siano più interessati a tener stretti privilegi o a mandare segnali incoerenti o addirittura ingiuriosi ai propri cittadini. Vediamo allora che il ministro della salute Lorenzin promuove il buon cibo italiano, nell'ottica di un corretto insegnamento alimentare ai giovani, all'Expo 2015 sponsorizzato da multinazionali come Mac Donald o Coca Cola.
E che dire di Gasparri, il primo processato per ingiurie via Twitter?
L'offesa ingiuriosa del senatore Gasparri finisce davanti al giudice di pace di Pavia
Il vicepresidente del senato Maurizio Gasparri è un altro dei politici che non manda segnali proprio positivi ai suoi elettori. Se nel caso del ministro Lorenzin si può parlare di messaggi incoerenti, nel caso del senatore di Forza Italia si ravvisa addirittura un reato, tanto che i pm pavesi hanno deciso che per il tweet che scrisse contro l'economista Puglisi nell'agosto 2013, Gasparri dovrà presentarsi davanti ad un giudice. Il senatore del resto non è nuovo agli insulti "cinguettanti", dei quali a volte sono vittime i comuni cittadini.
Ricorso al tar dei politici contro il taglio ai vitalizi
L'ultima notizia in termini di tempo che contribuisce ad offuscare ancor di più l'immagine della classe politica arriva dal Veneto, dove si prepara l'udienza del maxi ricorso davanti al Tar. A fronte delle promesse fatte, notizia riportata solo pochi giorni fa dal Corriere del Veneto, dei prossimi aspiranti governatori del Veneto a tagliare le spese della politica anche retroattivamente, si profila un nulla di fatto a causa del ricorso già presentato e che vedrà la prima udienza nell'ottobre prossimo dei precedenti governatori.
In sostanza il maxi ricorso si oppone al cosiddetto "prelievo di solidarietà" che temporaneamente aveva ridotto i vitalizi. Nello specifico i ricorrenti hanno impugnato la delibera 6 dell'ufficio di presidenza dello scorso gennaio come da legge regionale 43/2014. Tale delibera prevedeva infatti che nel biennio 2015-2016, i consiglieri regionali avrebbero avuto un taglio del 5% sugli assegni mensili fino a 2.000 euro, e così via a scaglioni fino al massimo del 15% per gli assegni superiori ai 6.000 euro.
Il taglio arriva al 40% se a questo assegno si somma la pensione maturata al parlamento italiano o europeo. Ma i politici non ci stanno e dicono no, alla faccia dello scandalo delle Pensioni bloccate e alla delibera definita "farsa" da Grillo contro i vitalizi ai condannati in via definitiva.