Ancora fumata nera a Bruxelles. Quello che alla fine del 2014 sembrava la via per la redenzione si è rivelato un vero e proprio calvario. La Grecia e la cosiddetta troika (Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea) hanno quasi esaurito tempo e pazienza per trovare un accordo e salvare il Paese dal fallimento. Un accordo sempre più lontano, già che il premier Alexis Tsipras non vuole cedere sulle riforme fiscali, del lavoro e delle pensioni richieste dai soci. Sembra la stessa situazione presentata nel 2012, ma forse anche peggio. L'ultimo tentativo fallito di accordo è stato domenica.

Punto di non ritorno

Secondo Francesco De Palo, direttore di Mondo Greco, le trattative tra Bruxelles Group e Atene sono a un punto di non ritorno. I creditori chiedono altri tagli per prestare gli ennesimi denari con cui Atene potrà solo pagare i debiti e i ricchi interessi. "Di contro - spiega il giornalista - è dal 2012 che stipendi, pensioni e indennità in Grecia sono stati tagliati. L'errore è a monte: il memorandum della troika non era una strada sostenibile per la fragile Grecia, che non sarebbe nemmeno dovuta entrare nella moneta unica, ma i socialisti del Pasok al governo con Simitis truccarono i conti".

Richieste utopiche

Per De Palo il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis non farà passi indietro. "Bruxelles chiede un avanzo primario che è utopia e non molla la presa sul vero grande dossier ellenico: gli idrocarburi. Lì si trova il futuro di Atene e anche in parte del versante euro mediterraneo. Uno sfruttamento programmatico e lungimirante sarebbe la soluzione tanto del debito quanto delle problematiche occupazionali", ha affermato l'analista.

Sfiorando il Grexit

De Palo avverte che mai come questa volta la Grecia è vicina al Grexit che paradossalmente, dal momento che si tratta di acque inesplorate, potrebbe anche riservare qualche sorpresa positiva. Il contagio? "Non lo vedo come un rischio per l'Italia - sostiene il giornalista - in quanto i meccanismi di difesa sono già stati posti in essere dalla Bce e dalle istituzioni comunitarie. Piuttosto andrebbe valutato l'impatto geopolitico delle privatizzazioni di porti e treni, su cui Mosca e Pechino sono fortemente interessate. La Grecia in prospettiva potrebbe diventare l'hub euro mediterraneo per containers cinesi e gas russo".

I meccanismi dell'Ue

De Palo crede che la Grecia, con il suo Pil irrisorio, un minuscolo granello di sabbia, stia inceppando il meccanismo della corazzata Unione Europea. "Da europeista convinto, (sogno infatti un'Unione Europea unita dall'Atlantico agli Urali), mi auguro che l'Europa colga l'occasione offerta dalla crisi greca per ridisegnare le proprie strategie. Contrariamente rimarrà schiacciata dai vecchi e dai nuovi colossi mondiali che, tanto a ovest quanto a est, stanno premendo con insistenza". E aggiunge: "Invece una nuova e rinnovata Europa potrebbe iniziare finalmente a svolgere un ruolo significativo, anziché attendere con pigrizia che altri risolvano le crisi come quella greca e, ad esempio, quella libica".