Ieri il parlamento europeo ha votato ed approvato un rapporto sulla parità di genere in Europa, nel quale per la prima volta si riconosce ufficialmente l'esistenza delle famiglie gay e auspicando che i diritti delle famiglie tradizionali, per esempio in ambito lavorativo, vengano estesi anche a queste. L'unico partito italiano a festeggiare è Sel, che plaude all'operato dell'Ue, mentre ovviamente si sollevano polemiche. Se si guarda quanto e come i diritti dei gay siano riconosciuti e tutelati negli altri Paesi europei, l'Italia sembra essere rimasta un po' indietro.
Matrimoni gay e unioni civili in Europa
In Europa sono 14 i Paesi che ammettono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, in molti di questi è permesso alle coppie gay anche di adottare bambini. Addirittura, in alcuni Paesi come la Svezia o la Danimarca, è previsto che il matrimonio gay possa essere sia civile che religioso. In molte altre nazioni europee, anche se non è possibile il matrimonio per le coppie omosessuali, sono comunque previste delle unioni civili che in qualche modo ne tutelano i diritti. L'Italia è uno dei pochi Paesi d'Europa a non avere nessuna legge che tuteli i diritti dei gay in ambito di famiglia: gli altri sono Romania, Bulgaria, Slovacchia, Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia e Polonia.
Siamo quindi rimasti in pochi a non adattare la legislazione alle nuove esigenze, come sottolinea anche Nichi Vendola commentando positivamente l'operato del parlamento europeo e criticando invece l'Italia dove secondo lui "si balbetta". Sicuramente siamo in momento economico e politico molto difficile, tra crisi e presunte riprese, mafia capitale ed altre emergenze, ma è singolare che l'unico partito ad occuparsi costantemente del problema sia Sel, quando ci sono moltissimi cittadini italiani che da tempo chiedono che lo Stato riconosca loro dei diritti e adegui le norme alla realtà che cambia e si evolve.
Chiesa e omosessualità
Inutile negarlo, l'Italia è un Paese con una cultura fortemente cattolica, e molti partiti politici si riconoscono nei valori religiosi. È proprio questo il nodo che la politica pare faticare a sciogliere, probabilmente anche per la paura di perdere voti, dal momento che i matrimoni gay o le unioni civili non godono di molto consenso tra la gente comune, che è poi quella che si trasforma in elettorato in tempo di consultazioni.
Gli esponenti della Chiesa hanno espresso apertamente ed in modo molto duro il loro disappunto quando recentemente, con un referendum, l'Irlanda ha introdotto il matrimonio omosessuale; se questo dovessere essere introdotto in Italia è facile immaginare quale potrebbe essere la loro reazione. Però, anche se l'argomento è scottante è spinoso, prima o poi andrà affrontato, anche perché, a prescindere da come la si pensi e dalla religione che si professa, non riconoscere i diritti di una parte di popolazione corrisponde in questo caso a discriminarli: gli eterosessuali godono di diritti diversi e superiori agli omosessuali. Non pare che sia possibile portare avanti ancora per molto questa situazione senza giustificarla con una forma di razzismo.