Non riconoscendo le unioni tra coppie dello stesso sesso, l'Italia ne sta violando i diritti. A dirlo, senza se e senza ma, è stata la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. La questione era stata sollevata da tre coppie che avevano chiesto le pubblicazioni relative alle loro nozze presso il Comune di residenza di uno dei due sposi, vedendosi rispondere un secco "no". Tra i protagonisti di questa faccenda c'è anche Enrico Oliari, presidente dell'associazione nazionale dei gay liberali e di centrodestra italiani, GayLib. La sua lotta per il riconoscimento del matrimonio in patria, iniziata circa dieci anni fa, era finita davanti ai giudici di Strasburgo nel 2009. 

La decisione, che comunque non è definitiva, ha riaperto il dibattito nel nostro paese.

L'Italia, comunque, ha tre mesi per impugnare la decisione davanti ai cinque giudici della Grande Camera. Trascorsi questi tre mesi, la sentenza verrà considerata definitiva. Ad essere stato leso, sostiene Strasburgo, è stato il diritto al rispetto per la vita privata e familiare, tutelato dall'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Diritto che alcuni sindaci italiani avevano deciso di riconoscere nonostante la legge, che non riconosce e non tutela le coppie omosessuali.

Boschi: 'Pronti entro la fine dell'anno'

L'Italia, come abbiamo già detto, potrebbe impugnare la sentenza ma il governo è pronto ad affrontare la spinosa questione delle unioni civili per coppie dello stesso sesso tanto che Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme costituzionali e per i rapporti col Parlamento, ha assicurato ai microfoni del Tg1 che entro settembre verranno discusse al Senato le unioni civili.

Boschi si augura che si possa arrivare all'approvazione nella Camera dei deputati entro la fine dell'anno. 

Strasburgo ha però esagerato nel definire l'Italia "l'unica democrazia occidentale a non onorare questo impegno", ovvero a non riconoscere alle coppie dello stesso sesso il diritto a essere tutelate come le coppie eterosessuali.

Anche la culla della democrazia, oggi presa da ben altro tipo di problemi, non si è mai espressa sul tema. Senza contare che tra gli Stati firmatari della Cedu - tenuti quindi al rispetto delle sue sentenze - si contano anche la Russia, dove gli omosessuali sono non solo discriminati, ma spesso vittime di vera e propria violenza; e l'Ungheria, dove un nostro connazionale, Andrea Giuliano, è da mesi perseguitato da gruppi neonazisti apertamente omofobi.

Altri stati, invece, hanno già affrontato il tema riconoscendo alle coppie dello stesso sesso o il matrimonio o l'unione civile.

Altre coppie attendono una sentenza 

Ivan Scalfarotto (Pd) aveva parlato di "grave imbarazzo" per l'Italia, portando avanti lo sciopero della fame in nome di una legge per le unioni omosessuali. Ovviamente, se alcuni parlamentari si dicono favorevoli non sono all'introduzione delle unioni civili, ma anche al diritto di sposarsi e di adottare, altri, come Maurizio Sacconi e Carlo Giovanardi parlano di un "no" secco ad adozione e matrimonio.

Le tre coppie oggetto di questa sentenza non sono però le uniche a essere ricorse ai giudici di Strasburgo. In attesa di sentenza ci sono anche Antonio Garullo e Mario Ottocento che, dopo 11 anni di matrimonio, nel 2013 hanno deciso di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

Nel 2002, infatti, i due erano convolati a nozze in Olanda, dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso è riconosciuto dal 1° aprile 2001. Si trattava del primo matrimonio all'estero ad avere, come protagonista, una coppia omosessuale italiana.