La notizia è fresca di giornata, poco prima delle 9,00 di questo 13 luglio Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, ha annunciato: "L'Eurogruppo ha raggiunto all'unanimità un accordo. Tutto pronto per un programma di salvataggio per la Grecia con riforme serie e il sostegno finanziario". Quindi, dopo quasi sei mesi di trattative, il cambiamento del ministro delle finanze, un referendum controverso e banche chiuse, la Grecia e la UE hanno raggiunto l'accordo.

L'Eurogruppo, che ieri 13 luglio ha iniziato i suoi lavori alle ore 11, ha predisposto un elenco di condizioni a dir poco 'devastanti' per il governo greco, molto più gravose di quelle che erano sul tavolo prima del referendum.

L'ingenuità di Tsipras

Il 'piccolo' Alexis Tsipras si è scontrato contro una roccia. A causa della sua inesperienza contrattuale, ha sottovalutato le capacità e lo strapotere dei suoi partner e creditori europei, che di esperienza ne hanno da vendere. La punizione alla Grecia è palese. Un conto era la trattativa per la chiusura del secondo programma di salvataggio e il conseguente accesso a 7,2 miliardi di euro che erano sul tavolo dei negoziati al 30 giugno, cioè prima del referendum, mentre ora la faccenda si è modificata, e qui sta l'ingenuità di Tsipras. La richiesta del terzo piano di salvataggio da 50 miliardi, proposta da Tsipras dopo aver ricevuto il pieno sostegno del suo Parlamento per via dell'esito referendario, ha dato all'Eurogruppo l'opportunità di sferrare l'attacco mortale ai greci.

Riaprendo i termini della discussione si è, di fatto, avviata una nuova trattativa che, come appurato, ha ottenuto un effetto devastante per la Grecia.

Niente Grexit, ma a caro prezzo

Il programma completo durerà tre anni e richiederà finanziamenti della UE e del FMI per oltre 80 miliardi di euro al fine di assicurare le esigenze di finanziamento del Paese fino al 2018.

Il Parlamento greco dovrà legiferare in un massimo di 48 ore, in materia di IVA, pensioni, privatizzazioni, un'agenzia indipendente di bilancio e l'autonomia dell'Agenzia nazionale di statistica (questa opzione per evitare che si falsino i dati, cosa già successa in passato, ndr). Non ci sarà riduzione del debito e la Troika vigilerà su ogni azione del governo e del Parlamento ellenico stabilendosi proprio ad Atene.

Per di più, Atene dovrà garantire il FMI con un 'asset' (una garanzia reale, ndr) pari a 50 miliardi di beni pubblici da gestire e vendere in futuro per ridurre ulteriormente il debito pubblico greco.

Sul fronte del debito c'è l'impegno per analizzarne la sostenibilità in futuro, ma solo dopo che il Paese avrà messo in atto le misure concrete previste da nuovo 'memorandum' e a seguito dell'approvazione della Troika. Tsipras e Syriza sono stati infine battuti e umiliati. Tutto quello per cui hanno lottato, e che li ha fatti vincere alle elezioni di gennaio, oggi è solo 'carta straccia'. Una sconfitta plateale, che non esclude una rivoluzione politica che determinerà cambi di direzione sul fronte nazionale. Sempre che non sia direttamente il popolo greco, a questo punto, a insorgere e a volersi ribellare alla Troika e contro coloro che hanno contribuito a riportarla in Patria.