La Grecia non ha pagato al Fmi la rata dei prestiti in scadenza di 1,6 miliardi di euro ed è ufficialmente insolvente e si avvia verso il default tecnico o meglio nell'anticamera del Grexit, intanto continuano le trattative last minute tra Atene e Bruxelles che vedono la richiesta del premier greco Alexis Tsipras di una terza tranche di aiuti e no all'austerity.

Tuttavia l'Eurogruppo ha informato che è troppo tardi per pensare a salvataggi o accordi in extremis e soprattutto ha dichiarato di essere contrario ad un nuovo programma di aiuti, inoltre la stessa cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha ribadito che la Germania non consentirà l'ipotesi del terzo salvataggio per la Grecia almeno fino al referendum del 5 luglio.

I dati del sondaggio ellenico dell'Istituto ProRata, condotto prima e dopo il blocco dei pagamenti e reso noto dal quotidiano Ephemerida Ton Syntakton hanno mostrato che dopo la chiusura delle banche, i greci contrari alle proposte di austerity dell'Ue sono al 54%, mentre i favorevoli sono al 33%.

Referendum greco: «No» avanti, ma il «Sì» recupera terreno

Dunque i No sono al 54%, ossia più della metà del popolo ellenico si è schierato con il suo premier e contro il nuovo programma creditizio dell'Ue rifiutato dallo stesso Tsipras, e si dichiarata orientato al No nel referendum contro l'austerity e la troika dell'Ue, i Sì sono al 33%, mentre gli indecisi sono il 13%.

Ad ogni modo dopo la chiusura delle banche e le limitazioni dei prelievi ai bancomat di 120 euro a settimana e le impressionanti file dei pensionati, che mostrano uno scenario apocalittico di crisi economica e politica dell'Unione Europea, il quadro è cambiato con i No scesi al 46% e i Sì saliti al 37%, mentre gli indecisi crescono al 17%.

I dati mostrano l'effetto shock che il blocco dei pagamenti ha avuto un effetto sul popolo ellenico, e la privazione della libertà dei contanti a breve termine potrebbe influenzare la campagna del No al referendum del leader Tsipras, inoltre mostrano un popolo molto diviso al suo interno e nelle piazze, dove si sta giocando la partita che potrebbe cambiare il destino dell'Unione Europea.