Il turismo fa parte del cuore dell’economia egiziana. Forse per questo, tra le minaccia di pressione del governo italiano all’Egitto, c’è proprio il blocco del turismo. Fino al 2010, il turismo rappresentava tra l’11 e il 13% del Pile per circa il 12% alla composizione della forza lavoro. Un comparto fondamentale che rappresentava concretamente un motore di sviluppo, occupazione e ricchezza per l’intero paese. Il ricercatore dell’Ispi, Giuseppe Dentice, spiega che la Penisola del Sinai e il Mar Rosso in particolare facevano il grosso della percentuale totale: “La perdurante instabilità dettata dalle proteste del 2011 e del 2013, ma soprattutto la ripresa della stagione terroristica, in particolare nel Sinai, hanno portato ad un calo delle presenze straniere e a una conseguente riduzione della liquidità, rischiando di compromettere ulteriormente la già gravosa situazione economica nazionale”.

Inoltre, se a questi fattori si aggiungessero anche alcune delle misure pensate dall’Italia in materia di turismo contro l’Egitto per il caso Regeni – ad esempio sconsigliare ufficialmente il Paese dalle mete turistiche estere in quanto pericoloso per la sicurezza dei cittadini italiani –, allora la situazione economica del Cairo si farebbe sempre più difficile.