Il prossimo 5 giugno è una data importante per la democrazia. In Italia si andrà al voto in moltissimi comuni, comprese alcune delle nostre città più importanti: Napoli, Roma, Milano e Torino. Nello stesso giorno anche la Svizzera sarà chiamata alle urne, ma si voterà per un referendum. Gli svizzeri dovranno decidere se introdurre o meno il reddito minimo. In gergo tecnico si chiama ‘Reddito di base incondizionato’ (Rbi) e garantisce a tutti i cittadini svizzeri un importo pari a 2500 franchi mensili, ovvero poco più di 2.220 euro per i maggiorenni e di 625 franchi (565 euro) per i minorenni.

Per il lettore italiano si tratta di cifre altissime, che sono il doppio rispetto a uno stipendio medio del nostro paese. Ma per gli svizzeri non è lo stesso: si tratta di un importo di poco sopra la soglia di povertà.

Il fronte del sì e il fronte del no

L’attuale governo svizzero ha fatto capire a più riprese di essere contro l’introduzione del Rbi. La maggioranza ha anche fatto presente che, se al referendum vincesse il ‘sì’, ci sarebbe un immediato aumento delle tasse. Inoltre si teme che l’Rbi possa essere un disincentivo a lavorare. Ma quanto costerà, in termini economico-finanziari, l’eventuale entrata in vigore? Si parla di circa 200 miliardi di franchi, ovvero un terzo del PIL svizzero.

Quindi, se la riforma dovesse passare, è praticamente certo che aumenteranno IVA, tasse dirette e che ci saranno altri aumenti fiscali.

Mentre i promotori del ‘sì’, dalla loro, dicono che questa soluzione potrebbe sconfiggere la povertà (secondo Eurostat, nel paese elvetico c’è un 13,8% di popolazione a rischio povertà), incentivare la formazione, lo studio e il volontariato.

Inoltre, ci sarebbero maggiori tutele per i cittadini che in futuro perderanno il proprio lavoro. Tra i promotori del ‘sì’ troviamo Daniel Hani (imprenditore e regista noto in Svizzera), Robert Reich (membro del governo Clinton) e l’ex ministro greco delle finanze Varoufakis.

I sondaggi dicono che passerà il ‘no’

A frenare gli entusiasmi, però, ci pensano alcuni sondaggi effettuati nei giorni scorsi.

Basicincome.org afferma che la maggioranza degli svizzeri è contraria a questa riforma. Solo il 40%, al momento, è per il ‘sì’. Ma i promotori del referendum hanno fatto sapere che, anche se vincesse il ‘no’, il solo fatto che il tema sia stato portato all’attenzione dei cittadini e che si sia tenuto il referendum, rappresenta una vittoria.