Intorno alle ore 16:40, il senatore di Gal, Antonio caridi, si è costituito presso il carcere romano di Rebibbia. Per il deputato calabrese, dunque, si aprono le porte del carcere dopo il voto del Senato. A Palazzo Madama si è deciso che il Senatore Antonio Stefano Caridi non gode più dell’immunità parlamentare, pertanto può essere arrestato. Il Senato ha votato oggi sulla proposta delle giunta per le immunità di dire si all’arresto del senatore calabrese accusato di essere appoggiato dall’Ndragheta e di aver stipulato dei patti con la criminalità organizzata in cambio di voti.
A Palazzo Madama il voto è stato segreto e non palese come richiesto dal Partito Democratico e alla fine sono stati 154 senatori a votare in maniera favorevole per l'arresto del collega eletto nel 2013 nelle fila del Popolo della Libertà. Hanno votato invece contro 110 senatori mentre gli astenuti sono stati 12. Dal canto suo Caridi ha cercato di difendersi con tutte le sue forze dicendosi estraneo alle accuse che gli vengono rivolte e sostenendo che i favori elettorali della criminalità organizzata non sono dimostrabili: «Anzi – ha detto- in circoscrizioni storicamente in mano alla ndrangheta ho preso meno voti di altri deputati». Antonio Stefano Caridi ha ricevuto nelle settimane scorse una ordinanza di custodia cautelare su disposizione della DDA di Reggio Calabria perché ritenuto responsabile di associazione mafiosa.
Secondo i giudici Caridi avrebbe fatto assumere persone per conto dei clan, di di aver fatto parte della cosca De Stefano Tegano e di altre cosche mafiose della Calabria.
Nel 2010 Caridi venne condannato e poi assolto
Già nel 2010 lo stesso senatore Caridi era stato condannato a sei mesi di reclusione per omissione di atti di ufficio per questioni legate alla gestione della discarica Longhi Bovetto, ma per lui poi i giudici decisero per l’assoluzione. Nel 2013 Renato Schifani aveva proposto di inserire Caridi nella Commissione parlamentare Antimafia scatenando l’ira dell’opposizione e, in particolare, del Movimento 5 Stelle.