All’indomani dell’arresto di Ernesto Fazzalari, pericoloso latitante finito nelle maglie della Giustizia, il Procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho aveva parlato di una ndrangheta ancora pericolosa e forte. Finito il tempo della lupara e della coppola, de Raho aveva rimarcato il concetto di un’associazione criminale che aveva compiuto un salto di qualità, allargando i suoi tentacoli nei settori imprenditoriali e nelle istituzioni oltre ad avere ottime relazioni con la politica. Un ragionamento che trova la sua ragion d’essere nell’operazione "Mammasantissima" che ha messo in luce i rapporti tra ndrangheta e massoneria.
Una struttura segreta che condizionava le Elezioni scegliendo gli uomini da eleggere, che non era conosciuta nemmeno sulla base degli affiliati ed interagiva direttamente con le istituzioni.In pratica il vertice della struttura rappresentava l’elite della ndrangheta. Indagini certosine quelle condotte dal PM Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore della Dda, che ha coadiuvato le indagini con i Ros dei carabinieri di Reggio Calabria, che ha spulciato duemilapagine d’indagine, rimettendo insieme i tasselli per completare il puzzle grazie al quale si è arrivati a stabilire che la figura principale della Cupola era il senatore Antonio Caridi, mentre il motore dell’organizzazione era l’avvocato Paolo Romeo, già in carcere dal 9 maggio, dopo la conclusione dell’operazione “Fata Morgana”.
Fortune elettorali costruite a tavolino
Per la ndrangheta è importante rimanere nell’ombra, non mettersi mai troppo sotto i riflettori, perché sono importanti gli affari, agli altri, gli onori. Non a caso questa struttura era invisibile, aveva bisogno di affermare la sua potenza sfruttando circuiti riservati e di vertice come l’organo denominato provincia alla quale appartenevano.
Anche l’avvocato Giorgio De Stefano, fratello del capo clan della cosca De Stefano, l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra ed il funzionario regionale Francesco Chirico sono finiti in manette. Per Antonio Caridi è stata chiesta l’autorizzazione a procedere al Senato, camera di cui fa parte. Uomini dunque che facevano eleggere i loro prescelti non solo negli organi territoriali e regionali, ma anche in Parlamento, poiché le intercettazioni hanno rivelato contatti con l’ex sindaco di Roma Giorgio Alemanno e l’onorevole Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e capogruppo del PDL.
Un vero terremoto giudiziario quello di Reggio Calabria, che ha accertato la necessità di tenere in piedi gli equilibri interni che permettevano di allungare la longa manus degli affari non solo in Calabria, in quanto tutto veniva deciso nelle segrete stanze.
La ndrangheta ha compiuto un salto di qualità
Un attentato alla Democrazia, poiché la ndrangheta si era internazionalizzata arrivando persino in Australia ed in America, proprio tramite le associazioni debitamente create per tenere alta l’immagine della Calabria e poter operare sotterraneamente. Una struttura che dal 2001 al 2010 non ha mancato un solo appuntamento elettorale, facendo eleggere persino l’ex sindaco Giuseppe Scopelliti, che ha favorito l’entrata nella giunta regionale di Sarra come assessore.
E non solo, hanno goduto delle fortune elettorali Pietro Fuda, eletto come presidente provinciale e Umberto Pirilli al Parlamento Europeo. Una macchina da guerra che permetteva legalmente di gestire appalti e finanziamenti e stabilire gli uomini giusti su cui contare. Uno schema che certamente non lasciava fuori nemmeno la comunicazione. In Calabria si diventa giornalisti e si bruciano le tappe se i poteri forti lo vogliono.