In queste settimane si fa un gran parlare della riforma costituzionale, su cui i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi nel referendum confermativo entro l'autunno con un Sì o con un No. Una riforma che è stata scandagliata in ogni suo punto da parte dei favorevoli e dei contrari, che stanno provando a spiegare i pro e i contro ai cittadini.

C'è però un aspetto, riguardante in particolare la composizione del nuovo Senato, su cui nessuno pare aver posto l'accento nel corso degli ultimi mesi. Stranamente neppure fra i fautori del No, che pure avrebbero tutto l'interesse a evidenziare questo aspetto.

Il punto, per farla breve è più o meno questo: i cittadini dei comuni che non sono capoluogo di Regione saranno sottorappresentati. Vediamo meglio perchè.

Il testo della riforma usa questo dispositivo:"I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori".All'atto pratico insomma ciascuna Regione deciderà chi saranno i propri consiglieri regionali e i Sindaci dei propri territori a far parte del Senato. Al di là delle polemiche e dell'opportunità politica che alcuni amministratori locali debbano passare parte della settimana a Roma e non nei propri territori, il punto sul piano della "rappresentanza dei cittadini" è un altro.

Quale sarà il nome del Sindaco che ciascuna Regione designerà per rappresentarla nel nuovo Senato? Questo la legge non lo dice, ma è evidente che molto probabilmente si tratterà del "primo cittadino" di ciascun capoluogo di Regione, o comunque del Sindaco di un un altro capoluogo di Provincia. E tutto questo automaticamente renderà sottorappresentati tutti gli altri cittadini residenti in quella Regione, i quali non avranno contribuito, neppure indirettamente, a eleggere quel rappresentante a Palazzo Madama.

Si tratterebbe da questo specifico punto di vista, guardando la cosa dalla prospettiva dell'abitante di una città di medie dimensioni o di un piccolo comune, di una rappresentanza "zoppa", dal momento che essi avranno la possibilità di eleggere "indirettamente" solo i consiglieri regionali, che poi andranno al Senato, ma ovviamente non il Sindaco di una città che non è la propria.

Questa situazione riguarderà la maggioranza dei cittadini: ben 50,7 milioni di persone, dato che vivono nei capoluoghi regionali solo9,8 milioni di italianisu un totale di 60,6 milioni.

Facciamo alcuniesempi concreti: la Regione Toscanaavrà diritto a eleggere cinque senatori (4 saranno consiglieri regionali in carica e un Sindaco), è evidentecon estrema probabilità che essa manderà al Senato il Sindaco di Firenze, capoluogo regionale; ma costui èstato eletto direttamente solo dai 382.000 residenti a Firenze, non certo da tutti i 3,7 milioni di toscani: ecco quindi che gli altri 3,3 milioni di persone (residenti da Livorno a Prato, da Empoli a Castelnuovo Garfagnana) non avranno quindi la stessa rappresentanza diretta di quelli che vivono aFirenze.

Lo stesso varrà per tutte le altre Regioni, dalPiemontealla Puglia, dal Friuli alla Sardegna. Senza considerare il fatto che in alcuni casi (esempio Lombardia e Lazio) il sindaco del capoluogo regionale è attualmente di colore politico diverso rispetto alla maggioranza che governa la Regione, quindi il nome del sindaco-senatore pro tempore potrebbe esserequello del sindaco di un altra città; ma anche in tal caso resta comunque evidente che esso sarà stato eletto direttamente solo dagli abitanti del proprio comune, e non da tutti gli altri residenti nella Regione che poirappresenterà in Senato. Insomma, al di là delle opinioni sul referendum, questo è unvulnus che stranamente non è stato abbastanza evidenziato finora, e che pone i cittadini delle cittadine medio-piccole per non parlare dei piccoli comuni, su un piano inferiore dal punto di vista della rappresentanza nel nuovo Senato.