Donald Trump ha reso pubblica la sua ammirazione per l’operato di Putin in Russia e ha fatto presente che, se venisse eletto Presidente degli Stati Uniti, le relazioni con la Russia sarebbero “molto buone”. Secondo l’Ansa, Trump ha affermato che il leader russo “ha un gran controllo sul suo paese”, a differenza di Barack Obama in America, e “se Putin dice grandi cose su di me, dirò grandi cose su di lui”, ha proseguito il candidato americano.
Trump-Putin: segni di distensione tra Russia e Stati Uniti
La reciproca apertura tra Trump e Putin non è certo la prima avvisaglia di distensione negli ultimi tempi.
Lo stesso presidente russo non ha mai nascosto la sua simpatia per l’imprenditore americano, preferendo la sua pittoresca figura ad una eventuale elezione della rigida e apertamente anti-russa Hillary Clinton. La candidata democratica ha sempre chiuso la porta al leader russo e in ogni sua dichiarazione sull’argomento ribadisce in modo veemente come Putin rappresenti un nemico per gli Stati Uniti, non un interlocutore con cui aprire un dialogo costruttivo, ad esempio, sulla questione siriana.
In questo senso, Trump rappresenta per Putin una buona occasione per evitare di trovarsi di fronte un presidente americano ostile nei meeting internazionali e nelle relazioni geopolitiche. Tuttavia, in caso di vittoria di Trump alle elezioni Usa, il leader russo non si ritroverebbe davanti un uomo politico d’esperienza, abituato ad affrontare situazioni d’emergenza come la crisi in Ucraina, questione peraltro ancora irrisolta; bensì uno dei maggiori rappresentanti del capitalismo finanziario d’oltreoceano e la suprema espressione dello slogan americano “Get what you want” (“Prendi ciò che vuoi”), non esattamente il massimo per negoziare in politica estera.
Trump ispirato dall’amministrazione Putin?
Donald Trump ha esplicitamente lodato più volte le abilità politiche di Putin nella gestione dell’amministrazione in Russia. Una domanda sorge spontanea: prenderà ispirazione dal presidente russo in caso di trionfo alle elezioni Usa di novembre? Se la risposta è positiva, in quali settori dell’amministrazione?
Ad oggi, ciò che sappiamo è solo quello che ci giunge dalla campagna elettorale americana. Se dovesse salire al governo, stando alle sue dichiarazioni, Trump intraprenderebbe una politica iniziale di chiusura, caratterizzata da un imprecisato ridimensionamento delle missioni militari di pace (o di guerra, che dir si voglia) e dal rifiuto del TTIP (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti), attualmente in discussione con l’Unione Europea.
La politica di intensificazione della sicurezza nazionale si completerebbe con la possibile costruzione di un muro lungo il confine con il Messico e con un ulteriore inasprimento dei controlli per i musulmani in territorio americano: dopo la strage di San Bernardino, cavalcando l’onda dell’odio, il candidato repubblicano auspicò con un tweet che i musulmani fossero messi al bando negli USA.
Tralasciando per un attimo le controverse dichiarazioni di Trump in campagna elettorale, la sua elezione farebbe certamente comodo a Putin; potrebbe inoltre condurre anche a una distensione delle relazioni internazionali perché, se dovessero tornare a dialogare Russia e Stati Uniti, tutto il mondo ne trarrebbe beneficio.