Carlo Azeglio Ciampi è morto stamattina a Roma. Dopo l'ultimo intervento chirurgico il declino fisico e la morte, che lo ha colto alla veneranda età di 95 anni. Nato il 9 Dicembre 1920, il livornese è stata figura di spicco della politica italiana, per la quale ha svolto incarichi prestigiosi, non ultimo quello di Presidente della Repubblica, in carica dal 1999 fino al 2006. Un incarico ricordato sopratutto per la famigerata rivalutazione del Tricolore, suggellata in un discorso epico nel gennaio del 2004, che decantava l'importanza della bandiera italiana: "Il tricolore, simbolo moderno di un popolo antico, ricco di cultura e nobiltà d'animo ma sofferente per la mancanza di un insegna che rappresentasse la volontà di un destino comune".

Parole pregne di orgoglio, che verranno ricordate: "Esponiamolo in casa e regaliamolo ai nostri figli".

Non solo Presidente della Repubblica, ma anche governatore della Banca D'Italia dal 1979 al 1993, incarico affidatogli dopo una lunga militanza da impiegato, segretario e vice direttore generale. Un percorso cominciato dopo il crack Sindona e culminato con la laurea honoris causa in Economia e Commercio.

Nel 1993 fu chiamato a dirigere un governo tecnico di transizione in qualità di Presidente del Consiglio, il primo non parlamentare della storia della Repubblica a ricoprirne l'incarico. Dopo un anno diventò vicepresidente della Banca dei Regolamenti Internazionali.Dal 1996, in qualità di Ministro del Tesoro, svolse un'encomiabile lavoro di mediazione per garantire l'accesso dell'Italia alla moneta unica, riducendo il debito pubblico.

Un lavoro che gli valse la piena fiducia per la successiva carica di Presidente della Repubblica, ottenuta alla prima votazione, e vissuta nel segno del patriottismo e dell'orgoglio italiano. Una figura istituzionale forte, che quasi conobbe i livelli di popolarità di Sandro Pertini. Un Presidente moderno attento al rilancio della cultura italiana, Qualità che gli fece ottenere un David di Donatello ad honorem.

Nel 2006 diede l'indisponibilità al rinnovo del settenato di presidenza, col rammarico di tutti, e rimase senatore a vita.