In occasione della Giornata nazionale per la Legalità organizzata questo 22 novembre da Confcommercio a Roma, Blasting News ha intervistato la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi, esponente del Pd. Vediamo le sue parole.

Rosy Bindi parla di come si possono contrastare le mafie oggi in Italia

Per contrastare le mafie e il malaffare che cosa può fare oggi il mondo delle imprese?

"Soprattutto devono scommettere sul valore della legalità, come ad esempio fa Confcommercio, questa è la strada giusta anche se può sembrare la più difficile è quella che conviene di più a tutti nel nostro Paese. Corruzione e mafie sono la palla al piede più pesante perché la nostra economia cresca e maturi. Poi è necessario che le imprese siano fra loro collegate e non si lascino sole, perché davanti alla mafie la solitudine rende tutti più deboli: i mafiosi sanno sempre quali sono le imprese in difficoltà e anche senza usare la violenza offrono aiuto e denaro, creando una complicità con l'imprenditore ma anche i presupposti perché la mafia diventi proprietaria di quell'impresa. L'altro grande tema è quello della confisca dei beni ai mafiosi, è necessario che lo Stato vi investa perché questo è un patrimonio immenso di quasi 25 miliardi, che per fruttare deve tornare alla legalità e per fare ciò necessità di investimenti."

Agli occhi dell'Europa e del mondo secondo lei oggi l'italia è ancora vista come il Paese della mafia?

"Siamo ancora percepiti come il Paese dove la presenza delle mafie e della corruzione inibisce e frena gli investimenti di capitali dall'estero. E questa è un'immagine in parte anche distorta del nostro Paese, perché se è vero che c'è la mafia noi abbiamo anche strumenti che altri non hanno per combatterla. Dire che la mafia sta in Italia senza ricordare però che essa oggi è presente anche in Germania, in Olanda, in Francia etc. significa in qualche modo accettare, magari per convenienze economiche, che le mafie possano investire in quei paesi piuttosto che in Italia, dove sicuramente sono più perseguite che in altre realtà. Il nostro Paese si deve scrollare di dosso questa cattiva immagine di se' che mina i rapporti di comunità. Percepire questo Paese come corrotto vuol dire anche non fidarci degli altri, non scommettere sulla legalità e rassegnarsi all'idea che senza violare la legge non si può fare niente. Ma non è così: lo dimostrano tutte le realtà che sono cresciute invece scommettendo sulla legalità. Un Paese con il vezzo della corruzione e illegalità diffusa è difficile da amministrare e richiede strategie e forza. E' necessario saper riconoscere e fermare il comportamento del corruttore, magari chiedendo aiuto a soggetti associativi o al sistema bancario. Poi se ciascuno di noi fa un passo indietro rispetto al valore della legalità, non si può pretendere che la comunità ne faccia uno avanti."

Questo è un messaggio anche alla politica?

"Quello alla politica è un messaggio importante, perché essa deve tutelare, garantire e non lasciare mai soli chi fa la scelta della legalità.

Deve fare le leggi giuste, chiudere le falle che si possono aprire, mettere a disposizione le risorse necessarie ed essere la prima a non farsi corrompere. Se le mafie ci sono ancora è anche perché hanno trovato interlocuzioni nei posti giusti, cioè quelli sbagliati".

Come può il singolo cittadino o imprenditore tenere testa alla mafia se anche le istituzioni fanno fatica?

"Si fa fatica tutti quanti, ma strumenti per difendere chi denuncia oggi ce ne sono tantissimi. Oggi Libero Grassi non sarebbe lasciato solo, ci sono sussidi, leggi anti-racket e anti-usura, poi sta crescendo la sensibilità nelle associazioni e pure nei cittadini. Forse è più facile organizzare cortei contro i morti per strada ma dobbiamo saperne fare anche su temi come l'abusivismo, la contraffazione, il racket etc. Nessun cittadino può pensare di avere un supplente nel campo della legalità."