È stata una delle campagne elettorali più trash di sempre. Molti politologi hanno discusso le ragioni della scelta dei due candidati, prima ancora del programma proposto da Trump e Clinton o dei possibili scenari post-elettorali. Bene, quegli scenari sono arrivati e quei programmi andranno analizzati. Il day after è presente e ora ci si aspetta una vera e propria rivoluzione. Donald Trump ha portato i Repubblicani alla vittoria, ha sconfitto gli exit polls ed il sistema mediatico in generale, ma soprattutto ha annientato colei che sembrava essere una predestinata assoluta allo scranno più importante del mondo, Hillary Clinton.

Ecco come si presentano gli Stati Uniti d’America il giorno dopo le elezioni presidenziali.

Primo. I convenevoli di rito. Tutto inizia con il discorso del neopresidente, che ha rivelato di aver ricevuto una chiamata di congratulazioni ed un augurio di buon lavoro dalla rivale alla Casa Bianca. Dal suo canto, dopo aver sostenuto che tutto il Paese sia in debito con Hillary per il suo servizio allo Stato, Trump ha parlato di ferite da ricucire per un Paese diviso, proseguendo ha sostenuto che sarà il Presidente di tutti. Chiaramente, una serie di battute di circostanza che ci si può aspettare al termine di qualsiasi tornata elettorale, ma forse non di questa, che è stata una guerra all’ultimo sangue.

Secondo. Una prima serie di schermaglie seguite da un'altra serie di convenevoli. Il Presidente uscente Barack Obama ha dichiarato che il neoeletto ha ben poco a che vedere con la sua persona, essendoci significative differenze tra i due. A seguire, ecco una pronta sollecitazione ad i suoi funzionari di proseguire il proprio lavoro con il massimo impegno.

Sul fronte Clinton, nella sconfitta Hillary non ha mancato di fair play, sostenendo la necessità di rivolgersi al neopresidente con la dovuta apertura per concedergli una chance di guidare il Paese.

Terzo. La reazione dei mercati. Wall Street e gli altri principali mercati mondiali hanno rilevato un calo, ma non sono certo collassati, come alcune proiezioni facevano presagire.

D’altra parte, i mercati non fanno il tifo per nessuno e cercano di adattarsi rapidamente agli scenari politici, pur provando in via preliminare (e per vie traverse) ad influenzarne l’andamento e questo non può certo sorprendere. Non a caso nella settimana precedente il voto Wall Street era salita in previsione della vittoria a marchio Clinton. Il resto dell’analisi, qui, può essere lasciata ai dietrologi di professione, c’è pane per i loro denti.

Quarto. La reazione del Mondo. In generale, si può dire che i principali leaders stranieri si siano accodati ai convenevoli di rito a partire dal Canada per finire ai vari Paesi europei, senza dimenticare forse il più atteso di tutti, Vladimir Putin, che ha teso una mano verso il nuovo Presidente USA per riscaldare un rapporto che nella storia recente si era avvicinato molto ai climi da Guerra Fredda.

Da notarsi, invece, le reazioni piuttosto preoccupate in America Latina, dove in particolare Perù, Cile e Colombia presagiscono la fine dell’accordo TPP (Trans-Pacific Partnership). Il contraccolpo peggiore potrebbe subirlo, però, il Messico per il quale si prospetta una recessione commerciale significativa: il Peso Messicano raggiunge un minimo storico da 22 anni a questa parte.

Quinto. Tocca a Donald Trump, Mr. President, scacciare i fantasmi degli scettici e risollevare gli Stati Uniti, come recita il suo slogan elettorale, ora “make America great again”.