Lo scontro istituzionale continua e non è un buon auspicio per quello che sarà l'avvio dell'amministrazione Trump. Se da un lato 'TheDonald' ha 'numeri pesanti' per governare gli Stati Uniti d'America, dall'altro il nuovo presidente non fa nulla per dissipare le nebbie che avvolgono la sua elezione alla Casa Bianca. A formulare le accuse, però, sono le principali organizzazioni del Paese che si occupano di sicurezza e controspionaggio. James Comey, direttore dell'FBI, e James Clapper, numero uno della National Intelligence, condividono la posizione della CIA: la Russia avrebbe interferito sul voto dello scorso 8 novembre e ne avrebbe alterato i processi per aiutare il candidato repubblicano.

Donald Trump ha replicato seccamente alle accuse, alcuni giorni fa, controbattendo a quella che secondo lui "è una manovra politica per giustificare la sconfitta di Hillary Clinton. I dirigenti della CIA che accusano la Russia sono gli stessi che avevano accusato Saddam Hussein di possedere armi di distruzione di massa, cosa che si rivelò falsa".

Scelta 'filorussa' agli esteri

Così il miliardario diventato presidente tira per la sua strada e le relative nomine di governo sembrano fatte ad hoc per alimentare i sospetti delle Intelligence. La scelta più discussa è quella di Rex Tillerson come nuovo segretario di Stato. Il boss di Exxon, tra i principali colossi petroliferi statunitensi, non ha alcuna esperienza politica ma non è questo il nodo della questione.

I legami di Tillerson con Vladimir Putin, connessi allo sfruttamento dei giacimenti russi, sono ben noti così come la ferma ostilità del futuro responsabile per la politica estera alle sanzioni contro Mosca. La nomina rischia inoltre di spaccare il Partito Repubblicano, i senatori John McCain e Marco Rubio hanno già annunciato battaglia in seno al GOP.

Dinanzi ad accuse precise, sarebbe stata più saggia una scelta meno 'filorussa'. Ma stiamo parlando di Donald Trump, antitesi della saggezza politica.

Le altre nomine nell'occhio del ciclone

Quella di Tillerson non è l'unica nomina contestata nella nuova squadra di governo. Il segretario per l'energia, Rick Perry, è un ex candidato alla Casa Bianca e durante la campagna elettorale del 2012 aveva promesso di "rottamare" l'intero Dipartimento dell'energia.

Scott Pruitt, nuovo direttore dell'Epa, l'agenzia di protezione dell'ambiente, è un amico dei petrolieri e convinto anti-ambientalista. Andy Putzer, segretario al lavoro, è il direttore della catena di fast food "Carl's Jr. and Hardee's burger" ed è noto per la sua ferrea opposizione all'aumento del minimo salariale federale. La miliardaria Betsy DeVos, responsabile dell'istruzione, ha sempre contestato il sistema della scuola pubblica. La schiera dei 'Paperoni' nel governo Trump prosegue con Wilbur Ross, segretario al commercio, esperto nel rilanciare aziende in crisi ma con grandi potenzialità di profitto. Poi ci sono Steve Bannon, legato agli estremisti del suprematismo bianco, stratega e consigliere di Trump, e Steven Mnuchin, ex Goldman Sachs tra i più grandi speculatori della crisi economica, ora segretario al tesoro.

Non hanno destato grossi entusiasmi Michael Flynn (consigliere per la sicurezza nazionale), John Kelly (sicurezza interna) e James "Mad Dog" Mattis (segretario alla difesa), un'autentica giunta militare. In questo momento, visto il muro contro muro, crediamo che la nomina che stia più a cuore a Trump sia quella di Mike Pompeo come nuovo direttore della CIA, uomo di fiducia che, probabimente, farà da pacificatore all'attuale 'Russia Gate'. Ma, sinceramente, noi andiamo al di là del probabile idillio Trump-Putin e dei pesanti sospetti che circolano su una delle elezioni più incredibili della storia americana. Una schiera di arcimiliardari che gestiscono i settori chiave del Paese ed una triade di 'falchi' alla sicurezza: e dire che Trump si era presentato come il presidente anti-casta ed aveva aspramente criticato l'interventismo internazionale dei precedenti governi.