La proposta di Matteo Renzi di un ritorno al mattarellum come sistema elettorale ha dato inizio al dibattito tra le forze politiche. Dal Centrodestra arriva il via libera da Lega e Fratelli d’Italia, interessati ad andare al voto il più presto possibile, mentre Forza Italia, così come i centristi di tutti gli schieramenti e Sinistra Italiana, sono contrari a questo ritorno al maggioritario. Mancavano all’appello i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, impegnati in questi giorni con le difficoltà a Roma della giunta Raggi, dopo l’arresto di Raffaele Marra.

Ma nelle ultime ore è arrivato il no ufficiale: con una nota i deputati M5S impegnati nella commissione Affari costituzionali promettono battaglia.

Il M5S pronto a combattere

La posizione del movimento è chiara: il Mattarellum sarebbe una legge elettorale resuscitata esclusivamente con un fine: contrastare il M5S. Così i deputati annunciano “un Vietnam parlamentare” per combattere il ritorno alla norma che prende il nome dal relatore Sergio Mattarella, approvata dal Parlamento nel 1993 quando ha sancito di fatto la fine della Prima Repubblica. E rincarano la dose quando sostengono che a Renzi e al Partito Democratico “non interessa una norma valida che riesca a rendere più governabile il Paese, ma solo un 'Anticinquestellum' per impedirci di vincere le elezioni politiche”.

Perole rispedite al mittente dal ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio, secondo il quale “si sta partendo da una proposta di sistema elettorale che funziona molto bene, con i cittadini che possono scegliere i loro candidati, ma che conserva anche una quota di proporzionale”.

Cos’è il Mattarellum?

Con il Mattarellum alla Camera erano in palio 475 seggi con collegi uninominali maggioritari (in cui vinceva il candidato che otteneva un voto di più) e 155 con il proporzionale, riservati a quei partiti che avessero raggiunto almeno il 4% dei voti nazionali.

Inoltre era previsto il meccanismo dello “scorporo”, che avrebbe dovuto contenere l’elemento maggioritario e rafforzare quello proporzionale: alle singole liste del proporzionale venivano tolti tanti voti quanti ne erano serviti a far eleggere i vincitori nell'uninominale. Ma questa parte presto fu aggirata: in particolare il Centrodestra era riuscito a superare lo scoglio creando delle liste collegate fittizie a cui sottrarre questi voti. Un sistema complesso, che però dovrebbe essere ulteriormente modificato per tener conto che, da un sostanziale bipolarismo, si è passati ad avere tre schieramenti. La parola ora passa al Parlamento.