Le legge elettorale, che rappresenta la base per qualsiasi sistema democratico, svolge, all'interno della nostra società, un ruolo tanto "tecnico" quanto "strategico".
Infatti, propendere per un determinato sistema di voto piuttosto che per un altro, in base alle proprie "esigenze", può definire maggiormente tanto la coposizione del Parlamento quanto la struttura del sistema partitico.
Nel periodo di "transizione" che l'Italia sta affrontando dopo il Referendum Costituzionale del 4 dicembre, a causa dell'assenza di regole vere e proprie e con l'Italicum (vigente solo per la Camera dei Deputati) al vaglio della Consulta, il nostro Paese sta mettendo in mostra tutte le strategie sulla legge elettorale portate avanti dalle singole organizzazioni.
Con la nuova apertura al mattarellum da parte del Segretario del Pd Matteo Renzi e le conseguenti dichiarazioni da parte degli altri gruppi partitici, si è aperta, ufficialmente, la stagione del "toto-legge elettorale".
Partendo proprio dal Pd, e dal mattarellum, si può comprendere perfettamente perchè al partito di maggioranza relativa conviene, in un certo senso, appoggiare il precedente sistema elettorale: l'avvicinamento con la sinistra di Pisapia ed un'eventuale strategia che coinvolga nuove organizzazioni centriste (fra cui quelle già strutturate), permetterebbe al Pd di creare la perfetta sintesi tra strategia maggioritaria, portata avanti proprio dai democratici, e proporzionale, avallata, invece, dalle piccole formazioni (avvantaggiate su questo specifico campo).
Sulla medesima linea ci sono anche la Lega Nord e FdI che, al di là della propagandistica indifferenza mostrata con le dichiarazioni di Salvini e Meloni, potrebbero facilmente portare avanti lo stesso discorso fatto proprio dal Pd e, allo stesso tempo, liberarsi del "peso" Berlusconi che, in caso di coalizione, non permetterebbe facilmente al leader padano di prevalere nell'ambito del centro-destra.
Proprio per questo motivo, FI punta al ripristino di una sorta di proporzionale puro che, pur limitando le possibilità di vittoria contro due schieramenti più grandi (anche a causa dei recenti numeri del patito del Cavaliere), permetterebbe di divenire comunque partito rilevante (in grado, cioè, di "fare" e "disfare" coalizioni).
Totalmente fuori dal coro, invece, il M5S che, pur essendo fortemente avvantaggiato in una competizione maggioritaria, ha deciso di puntare, in tempi non sospetti con una proposta di legge depositata in Parlamento, su un proporzionale corretto.