Paolo Gentiloni ha accettato con riserva l'incarico che gli è stato affidato dal presidente della Repubblica. I tempi in cui si muoverà il premier incaricato sono strettissimi, entro giovedì 15 dicembre, infatti, Sergio Mattarella vuole un esecutivo con pieni poteri in vista del Consiglio Europeo. Questo significa che Gentiloni dovrà sciogliere ben presto la sua riserva e già domani presentare la lista dei ministri. I passi successivi sono, ovviamente, la fiducia in parlamento ed il giuramento che, se tutto va come prospettato, potrebbe tenersi mercoledì.

Per quanto riguarda la fiducia, è scontato che non sarà un governo di larghe intese. Forza Italia non lo sosterrà ed il Movimento 5 Stelle ha già annunciato che uscirà dall'aula al momento del voto. La maggioranza a supporto del governo Gentiloni sarà la stessa che sosteneva Matteo Renzi. Si tratta, questo è chiaro, di un governo di transizione il cui appuntamento chiave, per quanto riguarda la politica interna, sarà quello di rivedere la legge elettorale dopo la sentenza della Consulta fissata al 24 gennaio. Dopo traghetterà il Paese alle elezioni anticipate che, a questo punto, potrebbero tenersi indicativamente ai primi di giugno del prossimo anno.

Il toto-ministri

Non bisogna essere politologi per comprendere che la squadra di governo di Paolo Gentiloni sarà del tutto simile a quella di Matteo Renzi.

Intanto c'è da sostituire lo stesso Gentiloni, titolare della delega agli affari esteri. Il nome 'pesante' che stato tirato fuori è quello di Piero Fassino, sostenuto nella circostanza da Dario Franceschini. Ma Matteo Renzi preferirebbe evitare "nominativi forti in dicasteri importanti", pertanto la scelta potrebbe cadere su Elisabetta Belloni, diplomatico di grande esperienza ed attuale segretario generale della Farnesina.

Per quanto riguarda le riconferme, sembrano scontate quella di Piercarlo Padoan all'economia, di Andrea Orlando alla giustizia, di Maurizio Martina all'agricoltura, di Graziano Delrio alle infrastrutture, di Carlo Calenda allo sviluppo economico e del già citato Dario Franceschini ai beni culturali. Resteranno certamente in carica i tre ministri in quota Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano all'interno, Beatrice Lorenzin alla salute ed Enrico Costa alla famiglia.

Sono inoltre risalite le quotazioni per la conferma di Marianna Madia con delega alla pubblica amministrazione.

Ministri, chi salta

Quasi certo il 'taglio' del ministro dell'istruzione Stefania Giannini, la cui decantata "buona scuola" non avrebbe avuto gli effetti sperati ed alla quale il PD imputa anche un certo crollo di consensi. La favorita per il MIUR sarebbe Francesca Puglisi, responsabile nazionale scuola del partito. Difficile anche la riconferma alle riforme di Maria Elena Boschi, alla quale comunque Matteo Renzi avrebbe dato "libera scelta" sulla propria sorte. Il sostituto in questo caso sarebbe Emanuele Fiano che avrebbe il compito molto importante di condurre le trattative per la nuova legge elettorale. Sorte segnata per Giuliano Poletti, al suo posto con delega al lavoro dovrebbe andare il vice ministro allo sviluppo economico Teresa Bellanova, ex sindacalista della Cgil.