Circa 600 tra deputati e senatori in caso di voto anticipato potrebbero perdere non solo la poltrona ma anche i contributi versati come parlamentari. Il regolamento in vigore dal gennaio 2012 stabilisce che, per loro, l'assegno della pensione scatta solo se rimangono in carica almeno 4 anni, 6 mesi e 1 giorno.

I parlamentari coinvolti sono di tutte le forze politiche, ma sono soprattutto grillini, ex M5s, appartenenti al Gruppo Misto e 209 del Pd. I versamenti dei parlamentari sono trattati come gestione separata e non si possono né ricongiungere ad altri profili previdenziali né riscattare, per cui se non si maturano i requisiti stabiliti dal governo Monti andranno irrimediabilmente perduti.

Il diritto a ricevere il trattamento pensionistico si matura solo al conseguimento del duplice requisito, anagrafico e contributivo. In definitiva il parlamentare ha diritto al vitalizio solo dopo avere svolto il mandato parlamentare per almeno 4 anni e mezzo e una volta compiuti 65 anni di età. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo di 60 anni.

Sono in pericolo le posizioni dei parlamentari alla prima esperienza, in particolare 417 deputati sui 630 totali alla Camera e 191 su 315 al Senato. L'argomento non è oggetto di dibattito ufficiale ma nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama in tanti ne parlano, non senza una certa apprensione.

Come racconta al Messaggero l'onorevole Emiliano Minnucci, "mi troverò con un buco contributivo".

La speranza di prolungare la legislatura fino a settembre 2017 potrà ritardare l'appuntamento con le urne? Lo esclude al momento l'onorevole Tommaso Currò, ex M5s ora Pd, che al quotidiano romano confessa, "non sarei sincero se non ammettessi che tra noi parliamo anche di questo".

Forse è per questo motivo che al Senato nessuno saluta la Boschi. Non solo Renzi, durante il discorso di commiato, non ha ringraziato né ha nominato il ministro per le riforme per il lavoro svolto, ma per il momento la Boschi non sembra essere nelle future scelte del Pd.

Come fa notare il Corriere, prima del referendum ogni volta che la Boschi si presentava in Senato o alla Camera veniva accolta da un codazzo di parlamentari, sottosegretari, portaborse e faccendieri. Invece ora è rimasta da sola nei corridoi di Palazza Madama.