Dopo la rovinosa caduta del governo Renzi, sono molte le poltrone di peso del Potere italiano che si apprestano a cambiare padrone. Nella prossima primavera, infatti, le società a partecipazione pubblica come Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Rai e Ferrovie devono necessariamente rinnovare i propri vertici, tutti nominati da Renzi a partire dal febbraio 2014. Ora, manager come Claudio Descalzi, Mauro Moretti, Francesco Starace, Francesco Caio e Renato Mazzoncini, vedono traballare la propria posizione privilegiata.
Da Eni a Poste, tutti i problemi dei manager renziani
Con l’imminente uscita del Giglio magico da Palazzo Chigi rischiano di finire nella polvere i sogni di gloria di molti dirigenti di grosso calibro. Il primo a trovarsi in bilico è Claudio Descalzi, l’amministratore delegato di eni ancora coinvolto nell’inchiesta su un presunto giro milionario di tangenti con la Nigeria. Problemi giudiziari anche per il numero uno di Finmeccanica Mauro Moretti, a rischio condanna per la triste vicenda della strage di Viareggio.
Nessuna indagine, ma molto imbarazzo, per Francesco Caio. Le Poste Italiane sotto la sua gestione verranno ricordate per il massiccio impegno profuso nella consegna di milioni di volantini elettorali per il Si al referendum, sia in Italia che presso i connazionali che risiedono all’estero.
Fallimento imprenditoriale in vista, invece, per Francesco Starace e il suo progetto di banda larga. A rischio anche la posizione di Renato Mazzoncini, nominato ad di Ferrovie appena l’anno scorso.
Gli altri ‘amici’ di Renzi in bilico
Ma la lista dei nomi legati al renzismo pronti a saltare non si chiude qui. Il più noto è sicuramente Alberto Bianchi, il presidente della fondazione renziana Open entrato nel cda di Enel.
In Eni sono, invece, approdati il commercialista di Renzi, Marco Seracini (collegio sindacale) e Diva Moriani della In Tek, società finanziatrice della Leopolda (cda). Un altro finanziatore del renzismo, Fabrizio Landi, si è insediato in Finmeccanica, mentre l’albergatrice fiorentina Elisabetta Fabri in Poste. L’elenco, comunque, è più lungo.