È un’assemblea dai toni accesi, a volte infuocati, forse storici per il centrosinistra italiano, quella svoltasi oggi, sabato 28 gennaio, al centro congressi ‘Frentani’, nell’omonima via dei Frentani a Roma. Titolo dell’iniziativa: Consenso per un nuovo centrosinistra. Padrone di casa: Massimo D’Alema. L’ex leader diessino prende la parola poco dopo le 13.00 di una giornata mite per scatenare una tempesta annunciata: l’intenzione di dare vita ad un nuovo movimento di centrosinistra. Senza tesseramento. Non un partito, insomma. D’Alema propone di andare “oltre i confini del Pd”, ma non “con il listone Alfano-Pisapia” che, a suo modo di vedere, “è già fallito”.

Alla proposta l’ex premier aggiunge, naturalmente, la critica all’operato di Matteo Renzi chiedendo un “cambio di leadership” alla segreteria del Pd. Giudizi severi riservati anche all’attuale gruppo dirigente che sembra aver “smarrito il senso della ragione”. Respinta, inoltre, la soluzione del voto immediato. Una scelta contraria da parte della dirigenza Dem, “renderebbe ciascuno libero” di agire in favore di una scissione del partito.

La proposta

Vogliamo dare vita a un movimento di cui potranno fare parte anche tantissimi cittadini che hanno votato si” al referendum costituzionale, esordisce D’Alema scatenando un boato tra i presenti, “vogliamo creare confronto, dibattito, raccogliere adesioni”, con dei comitati impegnati nella raccolta fondi, ma senza un vero tesseramento per non essere accusati di voler costituire un partito.

L’idea dell’ex premier è quella di “organizzare il mondo del centrosinistra italiano” formato attualmente da “diverse formazioni politiche” nelle quali gli elettori di sinistra non si riconoscono più. Per questo il centrosinistra dovrebbe correre alle prossime elezioni con una nuova lista.

L’attacco a Renzi

D’Alema boccia l’esperimento della “furbizia dell'antipolitica a bassa intensità” utilizzata da Renzi durante la campagna referendaria e lo bolla come una “paraculata”.

Se il Pd, partito per antonomasia, “dice ‘meno politici’, è come se il Mulino Bianco proponesse 'meno biscotti'”, attacca ‘baffino’ suscitando l’ilarità generale. Sferzante anche la reprimenda contro quella che definisce la “baccagliata” renziana contro l’Europa. “Su questo Salvini e Grillo hanno un pedigree migliore, non c'è battaglia”, dice.

L’attacco al gruppo dirigente

Non viene risparmiato neanche il gruppo dirigente che, in pratica, a suo dire, avrebbe avallato l’interpretazione che la “Consulta ha sostanzialmente affermato la validità dell'Italicum”. Secondo un uno “sconcertato” D’Alema “siamo passati dal maggioritario al proporzionale e dicono che va tutto bene”. Ecco perché, ironizza, “abbiamo il dovere di correre in soccorso di un gruppo dirigente che sembra aver smarrito il senso della ragione”.

Contro il voto immediato

"Con questa legge elettorale l'unica forma possibile di governo è un inciucione” che, comunque, non sarebbe sufficiente a governare per Pd e Forza Italia unite e, aggiunge, “non basterebbe neppure l'accordo che forse già hanno con Berlusconi”.

Inoltre, ecco il passaggio chiave, “se ci troveremo di fronte alla sordità, se prevarrà l'idea di precipitare verso le elezioni, se ci sarà il tentativo di normalizzare il partito, deve essere chiaro che una scelta di questo tipo renderebbe ciascuno libero”.