‘No che costruisce un nuovo centrosinistra. È questo il titolo dell’assemblea prevista per il 28 gennaio prossimo a Roma. A convocarla sono stati i comitati ‘Io scelgo No’ (al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 ndr) i cui esponenti più in vista sono, senza dubbio, Massimo D’Alema e Guido Calvi. Scopo della riunione è trovare un’alternativa a sinistra rispetto al Partito Democratico che, attualmente, è schiacciato sulle posizioni ‘centriste’ del segretario Matteo Renzi. L’idea di fondo degli organizzatori viene chiaramente esplicata dallo stesso D’Alema il quale, in un editoriale pubblicato lo scorso 31 dicembre dalla rivista della ‘sua’ fondazione Italianieuropei, teorizza il ritorno della sinistra al suo vecchio amore: “Ridurre le diseguaglianze, combattere la povertà, restituire dignità al lavoro.

E la scissione Pd non è più un tabù.

Pd a rischio scissione?

L’assemblea dei comitati ‘Io scelgo No’ del 28 gennaio prossimo si prefigge il doppio obiettivo di contrastare il populismo renziano da una parte e quello di destra dall’altra. Bisogna “mantenere vivo e allargare l’impegno e la partecipazione” dei cittadini, per cui è necessario presentare un “manifesto ideale e politico”. Questo, in pratica, il contenuto della convocazione. Scopo che coincide perfettamente con quanto scritto da Massimo D’Alema proprio alla fine del 2016.

Secondo l’ex premier la sinistra è divenuto il bersaglio principale del risentimento popolare verso la politica, proprio perché “è venuta meno alle sue ragioni costitutive e alla sua missione storica”.

Missione che sarebbe quella, come già detto, di combattere disuguaglianze, povertà e sfruttamento del lavoro. In questo momento storico, spiega D’Alema, la difesa di questi temi sta passando nelle mani “delle destre e della demagogia populista”, mentre il Pd renziano appare come il rappresentante di un “establishment lontano dai bisogni e dai sentimenti popolari”.

L’ex segretario del Pds passa poi in rassegna i mali del socialismo europeo (guarda il video qui sotto), sempre più schiacciato su posizioni neoliberiste. E l’obiettivo di una politica “tesa alla crescita economica, al rinnovamento e rilancio del welfare, alla lotta alla povertà e alle diseguaglianze” non è mai stato così distante.

Inevitabile anche la critica all’operato di Renzi per “l’impostazione irresponsabilmente plebiscitaria del referendum popolare” e per “l’impronta culturale volta a ridurre gli spazi della partecipazione”. La teoria renziana della governabilità senza consenso e partecipazione è fallita miseramente. La riforma costituzionale, percepita secondo D’Alema “come una ulteriore sottrazione di diritti”, ha avuto come maggiore effetto quello di portare alla rivolta le giovani generazioni, disperate per la carenza di lavoro e diritti. Per questi motivi ‘baffino’ invoca una “svolta politica” nel programma politico del socialismo europeo (riappropriazione statale della sovranità fiscale e tributaria, piano di investimenti finanziati in deficit, nuovo patto sociale per riformare il welfare). E allora, perché non cominciare dall’Italia rifondando una sinistra senza Renzi?