"Il difficile non è raggiungere qualcosa ma liberarsi dalla condizione in cui si è". Ci siamo permessi di scomodare Marguerite Duras in uno dei suoi aforismi più celebri che, traslato dalla letteratura alla politica, sembra confezionato per il Movimento 5 Stelle. L'ascesa vertiginosa dei grillini è fuori discussione ma, di contro, c'è l'incapacità manifesta di gestire i propri successi. Il movimento resta prigioniero delle proprie contraddizioni, il caso Raggi a Roma è emblematico in tal senso così come il post-referendum, dove ci si ostina a chiedere elezioni anticipate senza alcun fondamento, almeno finché l'attuale esecutivo godrà della maggioranza in parlamento.

Le ultime due mosse orchestrate da Beppe Grillo rappresentano il malcelato tentativo di trasformare un movimento di piazza in un vero partito politico.

Il 'No' di ALDE

Il nuovo codice etico, votato online dai militanti, è stato definito dagli avversari politici "una svolta garantista" o, semplicemente, un'azione "puramente opportunistica". In realtà va letta come una svolta moderata da parte di una forza politica che mira a governare il Paese: gli scossoni romani hanno indubbiamente prodotto effetti negativi e visto che 'di doman non v'è certezza', è un modo come un altro di parare eventuali colpi futuri. Lo spostamento verso posizioni meno estremiste ha rigurdato anche l'Europarlamento, la scelta di rompere con EFDD (Europe of Freedom and Direct Democracy, Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) presieduto da Nigel Farage - il grande protagonista della Brexit - insieme al pentastellato David Borrelli, e l'annunciato passaggio ad ALDE (Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa) è una sorta di triplo salto mortale da posizioni euroscettiche a politiche più europeiste.

Anche in questo caso Beppe Grillo ha chiesto online il parere del popolo pentastellato, la stragrande maggioranza si è espressa in maniera positiva alla nuova alleanza. Peccato che all'ultimo momento il capogruppo di ALDE, Guy Verhofstadt, abbia 'stoppato' il M5S. "Non ci sono sufficienti garanzie e terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 Stelle - ha dichiarato - perché rimangono differenze fondamentali sulle questioni chiave dell'UE".

Fuoco e fiamme sul blog di Grillo

La reazione di Beppe Grillo non tradisce certamente il suo stile, almeno in questo si dimostra coerente. "Fermati dall'establishment, tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi, abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima d'ora". Al di là di dichiarazioni fini a se stesse, è evidente che i vertici di ALDE, forza politica centrista sostenuta in questi anni anche da figure come Romano Prodi e Mario Monti, hanno giudicato fuori luogo l'avvicinamento di una mina vagante che fino a pochi giorni prima camminava a braccetto con la corrente euroscettica per eccellenza.

Quali punti in comune possa avere il M5S con una coalizione di forte vocazione europeista è una domanda che trova risposta solo in un evidente e malriuscito trasformismo politico ed offre ai rivali la possibilità di un attacco che somiglia tanto ai famosi 'spari sulla Croce Rossa'.

Le critiche degli avversari politici

"Un'inversione ad U riuscita male", così il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, ha commentato la notizia. Più duro il leader della Lega Nord, Matteo Salvini. "Fallisce in questo modo la svendita dei vertici Cinque Stelle". Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, definisce Grillo "un Mario Monti qualunque". Le bordate ovviamente arrivano anche dalla maggioranza: dai senatori del PD, Franco Mirabelli e Stefano Esposito, che parlano di "opportunismo punito" e di "ennesima figuraccia".

Ironico il professor Paolo Becchi, un tempo considerato ideologo del M5S ma da oltre un anno feroce critico dell'operato grillino. "Te lo dico in spagnolo - scrive in un Tweet rivolto a Grillo - que mierda de figura es esta??". Non crediamo sia necessario tradurre.