Il presidente Trump a poche settimane dall'insediamento è asserragliato in difesa, accerchiato da un complesso quadro di politica interna ed estera. Gli equilibri di politica estera in Medioriente e nel Sud est asiatico, la delicata situazione di politica interna fra sentenze federali per bloccare l'operatività del decreto contro l'immigrazione clandestina, ed ora lo scandalo che ha travolto Flynn che pertanto è stato costretto alle dimissioni.
Perchè Flynn si è dovuto dimettere?
Il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn si è dimesso perché travolto dalle critiche per le relazioni intrattenute con l'ambasciatore russo negli Stati Uniti prima che Trump si insediasse alla Casa Bianca.
Già da tempo si riteneva che le conversazioni rendessero Flynn ricattabile dai russi. Per questo motivo le dimissioni sono state subito accettate da Trump che ha nominato Joseph Keith Kellog come consigliere per la sicurezza nazionale ad interim nell'attesa di designare un nuovo titolare. Al riguardo, sono emerse indiscrezioni su alcuni candidati, tra i quali il Generale Petraeus, che nelle prossime ore dovrebbe incontrare il presidente Trump alla Casa Bianca.
Nuova sentenza in Virginia
A complicare lo scacchiere è intervenuta la sentenza di un giudice federale della Virginia che ha emanato un provvedimento che limita l'applicazione del decreto firmato da Trump per interdire l'ingresso negli USA di immigrati provenienti da sette paesi a maggioranza musulmana.
Un nuovo duro colpo che pesa come un macigno sull'amministrazione repubblicana.
Il "dubbio amletico"
Quella statunitense è una situazione a tratti inverosimile e grottesca a cui non siamo di certo abituati. È lecito domandarsi se gli attacchi all'amministrazione Trump siano stati architettati dai democratici a tavolino per arginare una vittoria certa, che avrebbe permesso ai repubblicani di governare con una maggioranza schiacciante nelle istituzioni che contano. Per ulteriori informazioni vi invitiamo a seguire le news dell'autore del presente articolo.