Per la prima volta nella storia mondiale gli Usa hanno sganciato la più potente bomba non nucleare su un altro paese. In Afghanistan, nel distretto di Achin, provincia di Nangarhar, molto vicino al confine con il Pakistan, i miliziani stanno da tempo cercando di costruire una roccaforte. La zona è un'area montagnosa e scarsamente popolata, ideale per adempiere a base, infatti proprio qui l’Isis ha costruito una fitta rete di tunnel. I media internazionali hanno divulgato alcune testimonianze di afghani che hanno assistito all’evento che parlano di una cosa ‘mai vista’, una fiammata enorme e accecante seguita da un terremoto.

La Bbc, invece, cita un funzionario locale che descrive l’esplosione talmente potente da essere udita anche in due distretti confinanti con Achin e che ha causato la morte di molti miliziani dello Stato Islamico, compreso il fratello di un leader del gruppo terrorista.

Trump soddisfatto

A Washington il presidente Donald Trump si dichiara molto soddisfatto e parla di ‘Un’altra missione di successo’. A dare l’annuncio, ieri intorno alle 19 ora locale, è stato il portavoce del Pentagono, Adam Stump che descrive la super-bomba denominata Gbu-43 Moab (massive ordinance air blast bomb) e contenente 11 tonnellate di esplosivo.

Era stata pensata, come spiegato nel 2003 dall’allora segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, per mettere una forte pressione su Saddam Hussein in modo da indurlo a cooperare.

Ma era un'altra guerra e un'altra epoca. Oggi, invece, ‘la madre di tutte le bombe’ è tornata utile al presidente americano per mandare un messaggio inequivocabile a chi volesse inimicarsi l'America.

Il governo afghano ha assicurato di essere stato messo al corrente della decisione e in un comunicato diffuso dal Palazzo presidenziale si riferisce che ci sono state grandi perdite tra i terroristi, mentre le forze di sicurezza afghane hanno rinnovato la loro promessa della lotta contro il terrorismo per mantenere la pace nel Paese e più in generale in tutto il mondo.

La piaga terrorismo in Afghanistan

La decisione del lancio è stata presa in conseguenza al dilagare dell’Isis e dei Talebani nella zona dei distretti di Nangarhar, un cambiamento nella strategia per porre fine alla guerra in Afghanistan. Infatti, da almeno due anni i seguaci del “Califfo” Abu Bakr al-Baghdadi stanno cercando di creare un loro quartier generale in quella zona montagnosa e in questo tempo hanno portato a termine numerosi attentati, il più recente è quello davanti il ministero della Difesa a Kabul che ha causato cinque morti e dieci feriti. Ad oggi si stima che i componenti dell’Isis siano compresi tra 700 e 1.500, sempre pronti a colpire l’occidente.