Marine Le Pen, ultimo e, probabilmente, unico vero baluardo di un'estrema destra troppo povera di contenuti per incrinare in qualche modo le consolidate leadership europee. Molto difficile che la candidata del Front National vinca al ballottaggio contro Emmanuel Macron: gli ultimi sondaggi la danno al 34 % contro il 63 del rivale. Naturalmente alcuni irriducibili fans di Marine sui social, anche italiani, evocano l'effetto-Trump e ricordano quello che accadde negli States lo scorso novembre, quando la vittoria del magnate newyorkese sconfessò le predizioni della maggior parte dei sondaggi e diede spunto a chi proprio non ha altri argomenti, di puntare l'indice contro "una stampa politicizzata".

I sondaggi in Francia finora hanno più o meno rispecchiato la verità, i dati espressi prima del voto dello scorso 23 aprile sono stati confermati dalle urne. Ciò che davvero delude, e sembra stia diventando un terreno usuale quando di mezzo ci sono candidati come Marine Le Pen che fanno della violenza verbale l'arma favorita, sono i toni che accompagnano gli ultimi giorni di campagna elettorale.

Un pessimo dibattito

Il dibattito tra i due candidati all'Eliseo è stato forse il punto più basso dell'intera campagna elettorale. Avrà probabilmente una 'coda legale': Emmanuel Macron ha sporto denuncia nei confronti della rivale per "propagazione di false notizie destinate ad influenzare il voto". La candidata del Front National aveva auspicato la possibilità che "tra qualche settimana si venga a sapere che Macron ha un conto offshore alle Bahamas".

Un colpo di una bassezza inaudita e, quel che è peggio, senza alcun fondamento. Inutile correggere il tiro successivamente, quando la stessa ha affermato di non avere prove delle sue esternazioni e che la sua era "una semplice domanda". Anche per questo atteggiamento, inutilmente provocatorio, sembra che la candidata dell'estrema destra stia perdendo quel poco terreno che aveva guadagnato dopo il primo turno.

Gli ultimi episodi

Altri punti a favore di Macron sono arrivati dal maldestro autogol di Marine Le Pen che, in un comizio, ha ripetuto quasi interamente un discorso già pronunciato dal candidato repubblicano, Francois Fillon. Gli irriducibili populisti parlano di 'sabotaggio', a nostro avviso è stata un'incredibile ingenuità motivata dal tentativo di catturare l'attenzione degli elettori del centrodestra moderato, dopo che Fillon ha annunciato il suo sostegno a Macron immediatamente successivo ai risultati del primo turno.

Dulcis in fundo, l'accoglienza tutt'altro che benevola riservata alla Le Pen in Bretagna, dove un gruppo di manifestanti ha accolto il suo arrivo con lanci di uova al grido di 'fuori i fascisti'. Viceversa, a confortare Macron è arrivato il sostegno da oltre oceano dell'ex presidente americano, Barack Obama, che ha detto senza mezzi termini di ammirare molto il candidato presidente del movimento 'En Marche!' e di apprezzare la sua campagna elettorale "che poggia sulle speranze e non sulle paure della gente".

Il vero obiettivo di Marine Le Pen

Marine Le Pen, in cuor suo, sa bene non di poter arrivare all'Eliseo. Il risultato del Front National è stato comunque straordinario, il migliore di sempre per l'estrema destra francese che ha toccato il 21,3 % contro il 17,9 della stessa Le Pen fatto registrare in occasione delle presidenziali del 2012, quando era arrivata terza al primo turno.

Il padre, Jean-Marie Le Pen, si era fermato al 16,9 % nel 2002 quando era giunto al ballottaggio contro Jacques Chirac (presidente al secondo turno con un trionfale 82,2 %). La percentuale raccolta da Marine Le Pen rappresenta un autentico patrimonio in vista di un altro importante appuntamento elettorale, le elezioni legislative in programma l'11 ed il 18 giugno. Il Front National, dati alla mano, può aspirare a diventare il primo partito di Francia mentre sul fronte opposto si preannuncia un'alleanza molto trasversale tra i centristi di Macron, quel che resta dei socialisti ed i repubblicani. Persa la guerra per l'Eliseo, l'obiettivo dell'estrema destra francese potrebbe diventare quello di trasformare Macron in 'un re senza regno': del resto si tratterebbe di un presidente senza un vero partito e con una maggioranza la cui solidità è tutta da verificare.