La magistratura del Venezuela è sotto attacco statunitense. Sono ben otto i giudici della Corte Suprema venezuelana che rischiano di venire gravemente sanzionati. La richiesta parte direttamente dal dipartimento del Tesoro americano, il quale accusa i magistrati venezuelani di aver aggravato la crisi politica, ormai da mesi in atto nel Paese, indebolendo di fatto l’autorità del parlamento. Se la richiesta statunitense contro gli otto membri della Corte suprema troverà riscontro positivo potrebbe riequilibrare gli assetti politici del Venezuela.
Interferenze della magistratura sul normale svolgimento democratico
Il picco della crisi istituzionale e sociale venezuelana è stato raggiunto quando il presidente Nicolas Maduro ha tentato di evitare le elezioni, previste per il 2018, riscrivendo la Costituzione. Una manovra che ha scatenato le ire dei cittadini, i quali per reazione sono scesi in massa nelle piazze a protestare, portando al ritiro della proposta presidenziale di indire un’assemblea costituente. Il governo di Maduro non ha la maggioranza in Parlamento, di fatto in mano all’apposizione. Il presidente venezuelano ha però il controllo della magistratura, dominata dai suoi sostenitori - che già aveva usato nel 2015 per cercare di far chiudere l’assemblea nazionale, accusandola di “disprezzare” le leggi dello Stato.
Ed è appunto dall’uso strumentale, da parte di Maduro, della Corte Suprema che partono le richieste di sanzione statunitensi contro gli otto giudici. Il dipartimento del Tesoro americano, attraverso una nota, ha accusato gli otto magistrati di essere responsabili di aver emesso una serie di sentenze che hanno minato l’autorità del Parlamento venezuelano, assicurando di fatto, soprattutto nell’ultimo anno, un potere assoluto all’esecutivo.
Le sentenze dei giudici hanno consentito al Presidente - motivano gli americani nella nota - di poter governare attraverso decreti di emergenza, svincolandosi perciò dalle decisioni e dalle prerogative parlamentari. In Venezuela, quindi, non si sta rispettando l’autorità del parlamento democraticamente eletto e si stanno limitando i diritti del popolo venezuelano, sovvertendone la volontà – affermano gli statunitensi.
Le proteste popolari sono iniziate il 1° aprile di quest’anno
Sono ad oggi 43 i morti tra i civili, tra cui due giorni fa un 15enne ucciso nelle stato occidentale di Tachira. Un bilancio che potrebbe ulteriormente aggravarsi – visto che il Paese è sull’orlo della guerra civile - se il presidente non cede di fronte alle richieste della popolazione di anticipare le elezioni al 2017 invece che al 2018. La paura di Maduro, da cui partono i suoi atti antiparlamentari, è dettata dalla certezza di non poter mai vincere le elezioni. Il presidente è di fatto con le spalle al muro. Il popolo venezuelano è agguerrito e deciso, e lo dimostra scendendo in piazza giornalmente a protestare, oramai da quasi due mesi.
Lo hanno fatto le donne, i pensionati, ma anche i militari che si sono opposti allo strapotere del presidente e che hanno pagato con il carcere la loro insubordinazione, come ha denunciato in diverse occasioni il leader dell’opposizione Enrique Capriles.
Il sindaco di Miranda, che ha tentato per due volte la corsa per la presidenza, ha detto chiaro e tondo che quello di Maduro è un “Regime dittatoriale”. Ora la richiesta del dipartimento del Tesoro americano di sanzionare gli otto giudici della Corte Suprema, potrebbe bollare come fascista il governo di Maduro anche a livello internazionale.