Sembra davvero un controsenso che proprio chi sia stato favorito dalle ingerenze della Russia sul voto americano, stia ora incolpando il suo predecessore. Il paradosso, però, si scioglie nel momento in cui si tiene conto dei grossi problemi che Donald Trump e i membri della sua famiglia e del suo staff, stanno affrontando già a pochi mesi dall’insediamento alla Casa Bianca. Da quando è scoppiato lo scandalo Russiagate, il presidente Trump ha sempre negato, accusando molto spesso anche i giornali di divulgare fake news a tal proposito, il coinvolgimento di Putin nella campagna elettorale dello scorso anno.
Solo stamani, come al solito attraverso un tweet, il Tycoon sembra aver appreso che il Cremlino sia direttamente coinvolto nelle elezioni che lo hanno visto vincitore e non con poca sorpresa. Precedentemente aveva sempre affermato che tutta la vicenda fosse una “caccia alle streghe”, soprattutto quando le accuse riguardavano lui, i suoi familiari e funzionari.
Obama sapeva già tutto dall’estate del 2016
Il consigliere speciale Robert Mueller, così come le commissioni di inchiesta del Senato e della Camera, stanno continuando a investigare sull'interferenza dei russi e sulla complicità dei funzionari di Trump. Il tycoon, da canto suo, sembra volersi trarre d’impiccio tirando dentro anche Barack Obama, soprattutto incoraggiando indagini più approfondite sul ruolo svolto dal suo predecessore nella vicenda.
“Se è vero che i russi hanno influenzato così tanto le elezioni dello scorso anno, perché l’amministrazione Obama non li ha fermati?” ha scritto il Presidente in un tweet giovedì scorso. L’ammissione di Trump, che per una volta ha visto anche alcuni dei suoi rivali democratici schierarsi dalla sua parte, si rifà ad un articolo apparso sull’Washington Post.
Nel report del quotidiano si afferma che l’intelligence americana, la quale era a conoscenza delle manovre dei russi da qualche tempo, aveva informato Obama in agosto. I servizi segreti erano certi che il Presidente russo Vladimir Putin aveva ordinato personalmente una campagna di interferenza per favorire l’elezione di Trump, e secondo il WP, l’ex inquilino della Casa Bianca ne era stato puntualmente informato.
Critici anche i democratici
Il democratico Eric Swalwell, membro del Comitato di Intelligence della Camera, ha criticato Obama per essere stato eccessivamente prudente: “La sua risposta è stata inadeguata – ha affermato Swalwell – penso che l’amministrazione avrebbe dovuto fare qualcosa di più per informare il popolo americano sull'estensione dell’attacco da parte dei russi”. Altri accusano l’ex presidente di aver fallito perché non ha sufficientemente sanzionato la Russia una volta che le elezioni si erano concluse e l’amministrazione di Trump si stava preparando a prendere il potere. In ottobre, l’amministrazione Obama ha accusato il Cremlino di aver hackerato le email sottratte ai server del partito Democratico, in un tentativo di screditare Hillary Clinton e influenzare l’esito delle elezioni.
Due mesi più tardi, Obama ha espulso 35 diplomatici russi dal territorio americano, come atto di rivalsa all’hackeraggio ma, afferma il Post, l’amministrazione ha escluso che in mano a Putin fossero finite informazioni potenzialmente imbarazzanti e non ha preso misure più severe.
Sanzioni inadeguate e paura di ritorsioni da parte russa
Il democratico Jim Himes ha definito le sanzioni “Un buffetto sulla guancia”. In un documento precedentemente tenuto segreto, il Post ha scoperto che Obama aveva anche autorizzato dei cyber attacchi contro le infrastrutture russe, giusto poco prima di lasciare la presidenza in gennaio. L’ex direttore della sicurezza interna, Jeh Johnson, durante la sua testimonianza davanti alla commissione dell'intelligence della Camera, ha detto che vi erano forti evidenze dell’hackeraggio russo, il quale era stato scoperto dall’FBI alla fine di agosto, ma ha anche affermato che l’amministrazione Obama era riluttante a rispondere per paura di essere accusata di tentativi faziosi per influenzare il corso delle elezioni del 2016.
Secondo il Post, l’ex presidente e i suoi consiglieri chiave, erano preoccupati perché ritenevano possibile che la Russia avrebbe trovato il modo di paralizzare i sistemi di voto americani prima del giorno delle elezioni.